“Uh babe… I’ve drinkin’ too much wine…”.
Già me l’immagino David, seduto ad un tavolo che fissa la sua formosa interlocutrice. Che finge disperazione, che nega spudoratamente, cantandole di storie incredibili ed improbabili, che si inginocchia chiedendo perdono con la recitazione di un Ugo Pagliai anglosassone. Ed ho sempre avuto l’impressione che, soprattutto sui dischi più recenti, oramai i testi li ricalchi proprio da queste sue vicissitudini. Il buon David Coverdale ha sempre usato l’espressività di un latin-lover consumato, giocando su questa sua immagine come un rozzo pittore coi suoi soggetti. Date un’occhiata attenta al front del cd, osservando “la testa” del “Serpente Bianco”, racchiuso in una mela (il “frutto proibito”)... i doppi sensi si sprecano...
Questo “Come An' Get It” però, è un altro caposaldo del genere. Principalmente, devo precisare, perché il singer è coadiuvato da fior fior di giganti dell’hard rock. L’organetto di Jon Lord in primis, surclassa la carica rock di tutti gli altri componenti. D'altronde, assieme a Paice (che pure prende parte a questo lavoro), è uno dei Deep Purple storici. La classe, la si può ascoltare anche ad orecchie turate. “Come An' Get It” precede sia il periodo della girandola di musicisti che seguirà nella seconda metà degli anni ottanta, sia la svolta commerciale che Coverdale imporrà per conquistare il mercato d’oltre oceano. Questo è, insomma, proprio rock di vecchia scuola.
Si inizia in grande stile con la “titletrack”, in cui apprezziamo ancora un Jon Lord sugli scudi. Sull’incedere ritmato di “Don’t Break My Heart Again”, il cuore l’intelletto del sottoscritto se lo porta via. Di grande impatto le partiture delle chitarre, ed ovviamente l’interpretazione da “leone d’oro” di Coverdale. Stessa recitazione e stesso accompagnamento magistrale ce lo regalano “Lonely Days” e “Girl”. In ultimo menziono “Hit An’ Run”, vero e proprio inno al machismo, dai cori e dagli arpeggi decisamente accattivanti. “Nostalgia canaglia!” recitava un virtuoso e donnaiolo singer delle nostre parti... Addirittura i due chitarristi storici (Mickey Moody e Bernie Mardsen), per racimolare qualche spicciolo, formarono qualche anno fa una band clone: i The Snakes. E quei due furboni scovarono pure un cantante perfetto, così da rimpiazzare il posto vacante dietro il microfono (Jorn Lande, un vichingo norvegese dal timbro vocale molto simile a quello di Coverdale). Ma lasciate perdere, regalatevi gli originali.
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