Tijuana, città messicana nota per il muro che la separa da San Diego, nota anche perché rappresenta la porta per il Messico, ma nota soprattutto per l'elevato tasso di spaccio di stupefacenti, prostitute e night.

Orange County, contea della California, nota per aver dato i natali a Richard Nixon, nota per il turismo balneare, nota per la serie TV O.C., ma nota soprattutto perché tutti in realtà non stanno bene economicamente come vogliono far credere. La sede della falsità, la gabbia degli snob perdenti.

I protagonisti di questo disco provengono proprio da O.C. ed hanno deciso di chiamare la loro band ed il loro primo lavoro Whores of Tijuana, mi viene da pensare che i tipi in questione sono dei frequentatori dei marciapiedi battenti, ma non potendo permettersi le costosissime prostitute d'alto borgo di O.C. emigrano a Tijuana, dove tutto ciò che non è legale, è a portata di mano, a prezzi accessibili... Una città tutto sballo e divertimento. La culla del vizio.

La loro musica è stoner, classico puro e grezzo stoner, quello che piace ma non stupisce, forse perché troppo simil-Kyuss, il cantante cerca di imitare spudoratamente John Garcia e non è che gli venga poi tanto bene. Le parti strumentali sono fatte bene, il giro che è sembre un piacere suonare, il riffone facile e tamarro, il basso che a volte funge solo da ritmica e a volte cerca di mettere la testa avanti con stacchi pseudo-veloci, la loro forza sta nel rendere i soli tre strumenti (chitarra, basso e batteria) ben compatti tra di loro in modo da ottenere comunque un suono forte e aggressivo, la stessa qualità che avevano i Karma to Burn insomma... Per il resto è sempre il solito stoner, niente di più che non è già stato detto per i 7zuma7. La continuazione della specie stoner della bassa California.

Ah, quasi dimenticavo, sono prodotti da Scott Reeder.

(si attraversa un confine e si arriva in posto dove si trova sballo e prostituzione, e se fossero stati italiani...? The Whores of Messina direi!)

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