Per me Poor Places è giallo tramonto autunnale, giallo foglie morte, Poor Places è giallo caldo. Nasce come una nebbia di segnale radio e si dirada in distorsioni e ticchettìi poi puff si ripulisce e si mette una nuova veste candida, infine torna nella pioggia di detriti del Yankee Hotel Foxtrot.

Non avevo mai visto una medusa dal vivo, per di più sul bagnasciuga semiseccata ormai priva di vita o forse avrei potuto ributtarla in mare, ma mi faceva impressione, aveva le dimensioni di un melone. Sassi a perdita d’occhio. Una parte di me resterà persa lì per sempre, come la medusa, trafitta da una reflex.

Quello che seguirà saranno pancakes a forma di quadrifoglio ricoperti di glassa al cioccolato e french toast con la cannella, io la chiamo corruzione di bassa lega.

O forse era lotta di classe, mi ricordo la miseria dei luoghi, case popolari scolorite, poi case dove aleggiavano spiriti ammuffiti, neanche i soldi per l’acqua calda, odore di pipì di gatto.

Fotografie di ricordi che questa canzone meravigliosa mi riporta in sequenza in testa. Quando fa caldo nella miseria non vuoi uscire, vorresti per sempre rimanere in quel caldo umido.

Frasi sulla parete scritte in maniera sbilenca con dei motivi floreali a contorno. A me non faceva alcuna differenza chi fosse entrato prima in quel letto freddo e misero. Avevo la mascella rotta ed il cuore ormai messo in ghiacciaia.

Non mi fa alcuna differenza, non ho mai parlato di cose serie, mai aperto bocca su questioni che andassero al di là del banale, come ciò che mi circondava. Forse questa è stata la forza o forse la debolezza, non fa alcuna differenza, so che farà caldo nei posti miseri anche stanotte, c’è chi non uscirà per un po’ di tempo.

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