Non si può parlare di Summerteeth senza tenere di conto la personalità tormentata di Jeff Tweedy. Il male di vivere impregna palpabilmente ogni nota dell'opera, ma è nascosto dietro un fintissimo sorriso di facciata, come nella sardonica e amarissima "How to Fight Loneliness".

Lo spleen è coperto da spesse mani di vernice pop, attinto dalla miglior tradizione dei Beatles, arricchito da mille componenti che va a formare un calderone musicale saldate in una convivenza ideale. L'origine country rock da cui i Wilco sono sorti non è assente ma è smorzata in un suono pieno e lussureggiante, dove, insieme agli strumenti tradizionali, si accompagnano orchestrazioni, sintetizzatori e banjo, a volte anche nella stessa canzone (Pieholden Suite). Le canzoni sono, dalla prima all'ultima, l'epitome di un songwriting sopraffino dove non ci sono prime donne o episodi sottotono.

Summerteeth è il suono della quieta disperazione.

Qui la depressione non si ostenta, ci viene esposta con garbo, Jeff Tweedy ti racconta la sua storia, mette a nudo la sua anima davanti a te ma non vuole essere compatito. Chiudi gli occhi mentre ti sussurra parole di frustrazione, rabbia, lacrime, violenza, autoinganno. Almeno una canzone parla di te. Summerteeth va ascoltato d'un fiato, e diventa un'esperienza catartica, terapeutica.

Ascoltare quest'album provoca dolore. Fatelo.

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