Il mio amico Roberto è un ragazzone enorme. Gestisce un negozio di strumenti musicali a Santarcangelo di Romagna. Io ammiro il suo coraggio, mettere in bella mostra le chitarre col prezzo in un paese romagnolo dove i vecchi sono legati alle tradizioni e i giovani al soldo facile. Ma lui va avanti lo stesso. Quando entro nel suo negozio, di solito, non è per spendere migliaia di euri, ma comprare corde, plettri e affini. E appena entro mi sfoggia con orgoglio le sue ultime scoperte musicali. "Senti che roba". . mi fa un giorno appena entrato in negozio. E mette sù una versione di "Ballad Of A Thin Man" di Dylan mai sentita. Una chitarra dal suono arcaico, come venisse fuori dai bassifondi sonori di posti poco frequentati dalla gente perbene, un incedere ubriaco e malato, qualcosa che ti entra dentro e non ti lascia più.

La voce mi ricorda Nick Cave nella sua forma migliore, da tanto non sentivo un sentimento così caldo. Fatico ad assumere un atteggiamento neutro e Roberto si accorge che dai miei occhi traspare l'emozione sopita "tosti eh?" e io "ma ccchhiii sonooo?!". Lui si gonfia un pò, già che di suo lo è abbastanza, "Willard Grant Conspiracy, sono al sesto disco e sta sicuro che non li vedrai mai a Top of the Pops". Nei giorni successivi il tarlo di quella canzone cresce, come un batterio nel mio corpo. Riesco a trovare il disco. E sono contento di scoprire che questa formazione guidata da Terence Fisher si avvale in questo disco della collaborazione illustre di Steve Wynn, di Jason Victor e della splendida Linda Pitman membri attivi dei Miracle 3 dello stesso Wynn.

Il disco si snoda fra ballad desolate (Dance whit me, From a distant shore, Skeleton, Mary of the angels) e momenti elettrici abrasivi (Let it roll, Crush, Breach). Il disco rivela un condensato di schiettezza sonora di grana grossa (e il contributo di Steve Wynn si sente) con atmosfere chiaroscurali prese a prestito dalle trame visionarie di Nick Cave e i suoi Bad Seeds. Quasi un capolavoro.

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