Noir metropolitano (forse il più grande poliziesco degli anni 80) serrato e pessimista, nervoso e febbricitante, Friedkin non ci rassicura perché lui è un cane sciolto (ricordate Cruising?), la Los Angeles di Friedkin è semideserta rosso fuoco, una città che oggi giorno non potrebbe mai essere fotografata e perlustrata come è riuscito a fare Friedkin nel 1985, il regista non si perde nei simulacri e nei feticci più retorici come può essere un culo marmoreo di biondona a zonzo per Santa Monica Blvd ma ne esplora invece i posti ai margini, come le rimesse per gli autocarri, i magazzini del deserto e le enormi autostrade che avvolgono.
Parte come un film nei canoni del poliziesco, per diventare via via un disilluso esperimento di delirio, verso i tre quarti di pellicola poi avviene un imprevedibile colpo di scena che non dirò per rispetto a coloro che ancora non lo hanno visto, ma questo colpo di scena inaspettato riuscirà ad alterare gli schemi classici di questo genere filmico stra abusato e costipato in dei clichè da anni almeno nelle grosse produzioni, consegnando di fatto all'immortalità questa pellicola, ma la pellicola è tutta così, fottutamente cinica, senza idealisti, senza né buoni né cattivi, ma solo persone (FBI compresa) che sono letteralmente in balia delle scosse epidermiche di violenza e trasgressione, è difficilmente pensabile che oggi l'industria buonista hollywoodiana tolleri un polso come quello di Friedkin, lo stesso regista oggi latita tristemente nell'oblio.
Chicca ex-straordinaria: l'inseguimento più folle, interminabile e infernale (3 aggettivi prima del complemento oggetto, wow, ne mettevo un quarto e somigliavo a quel figlio di buona donna ndr) su 4 ruote della storia del cinema, almeno per il sottoscritto, se non sbaglio si tratta del primo inseguimento contromano della storia del cinema, e allora e come "CHE" mi sparo ettolitri di kite-crack nei lobi frontali, Friedkin fa la parodia di se stesso ( ricordate l'inseguimento nell'altro suo capolavoro "il braccio violento della legge" del 1971??) ecco, lo migliora, certo Gene "fuck dub" Hackman mi manca tanto ma qui non abbiamo i soliti picchiaduro super-block-busters, abbiamo invece soluzioni inedite di ripresa che alternano tagli iper frenetici a claudicanti soggettive, che riescono a dire qualcosa di nuovo nel genere apatico delle "car chase" nel cinema americano (tarantino grindauzzz robetta elementare muoriiiiii!!!), una scena che puo far ricordare il passato di ognuno di noi, a me ricorda ad esempio quando andavamo a rubare il vino da un agricoltore, avevo un XT 400 che faceva un centinaio ('la facevo' al PX in terza su una ruota), o quando tiravamo quasi sempre a 160 km/h con la Yamaha FZR 1000 e ci impennavo da quasi fermo assestandomi solo col freno dietro (continuando per metri) ed andavo a tirargli il collo in superstrada a 150 km/h e di notte.
Vivere e morire a Los Angeles non sono che gli ultimi giorni di nessuno, è l'eco di un periodo nato e morto insieme, e' l'ombra dell'ombra dell'ombra. Chi dirige sa che non c'è molto da dire. E infatti il film non si conclude, Perché la vita si conclude?? Come fa a concludersi se è una puttanata che non è mai decollata, il sentirsi scialbi come scorreggie, questo si che è un feeling significante, quel che rimane è solo una generazione di morfimonami sbarbati del cazzo, e la morte è un click di accendino che prende tutti senza distinzioni di cachè e primedonne (eheheheh) infatti non ci sono protagonisti in questo dannato film, ma solo comparse, più volte comparse, e poi scomparse, nessuna anima immortale, solo coriandoli di vetro, qualcuna mefistofelica però c'è: Sir Willem Dafoe falsario bianco color nero il signore del riciclaggio.
Vivere , morire e non risorgere.
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