Premetto che i film a sfondo bellico, spettacolari per loro natura, possono incappare in eccesso di retorica. È un pericolo rintracciabile in pellicole girate da cineasti la cui nazionalità è quella del paese vincitore. Basterebbe pensare ai tanti film americani riguardanti le vicende del secondo conflitto mondiale. Facilmente il punto di vista del regista yankee partiva dal presupposto che il soldato eroe, sulla falsariga di John Wayne , era tutto d'un pezzo, invincibile e adatto allo slogan pubblicitario "l'uomo che non deve chiedere mai ". A vedere tali film poteva pure insorgere il sospetto che la guerra fosse poco più di una lunga scampagnata , un po' rumorosa per le numerose esplosioni ma comunque sopportabile.

Ma senza eccepire su certe motivazioni etiche del secondo conflitto mondiale (dall'altra parte ci stavano pur sempre i crucchi nazi e quelli che venivano definiti dai marines "musi gialli, babbuini, occhi storti". .) , per incominciare a vedere film a sfondo bellico più verosimili si iniziò solo con "Bastogne" (titolo originale "Battle ground") uscito nel 1950. La sceneggiatura dell'opera ( ricordo di averla vista tanti anni fa in un cinema di periferia milanese) era di un certo Robert Pirosh che aveva proprio combattuto sul fronte europeo occidentale e ciò consente un tono sincero all'intera trama così come viene presentata.

In grande sintesi, le vicende sono quelle che videro coinvolti i soldati americani del 101° battaglione aereotrasportato posti a difesa della città belga di Bastogne, nella regione delle Ardenne. Qui, nel dicembre 1944, l'esercito tedesco aveva sferrato un'inaspettata offensiva contro le truppe americane. Dopo l'iniziale sbandamento, gli yankees si erano riorganizzati e proprio a Bastogne, a metà del saliente offensivo nazista, stavano dando del filo da torcere ai crucchi pur restando accerchiati.

Questi i fatti principali e chi si aspetta di assistere ad un film dai toni epici e retorici, andrà deluso . In un bianco e nero di sobria eleganza e con mezzi limitati (si vede solo un tank americano) , il regista Wellman privilegia la dimensione umana e psicologica dei soldati coinvolti nella battaglia. Occorre quindi scordarsi del modello tronfio alla John Wayne; qui semmai ci sono uomini comandati a combattere (sicuramente con onore) ma pur sempre memori della propria condizione precaria e travagliata . In quei frangenti non c'è di che vergognarsi per le proprie umane debolezze. C'è chi prova fame (il rancio lascia a desiderare ), freddo (provate a stare all'aperto a combattere in mezzo alla neve e poi ne riparliamo .. ). Per non parlare della nostalgia di casa, visto che gli alti comandi alleati ritenevano che la guerra sarebbe terminata in tempo utile per tornare a casa per Natale 1944. Insomma , in questa come in altre guerre i soldati espletano il proprio dovere ben consapevoli che la meta, più che la vittoria, è portare a casa la pelle. E così sarà per quei militi statunitensi che, non appena le condizioni metereologiche lo consentiranno, riceveranno i rifornimenti paracadutati dagli aerei alleati e vedranno affluire i rinforzi dell'armata del generale Patton.

Una pagina di storia che viene rappresentata onestamente e senza alcuna forzatura romanzesca, recitata impeccabilmente da un buon numero di attori (fra questi spicca Van Johnson) . Un film che mai avrei pensato di recuperare recentemente da quella miniera inesauribile come YouTube. Certo tanti altri film dedicati alla Seconda guerra mondiale sono stati poi realizzati con esiti magniloquenti, ma "Bastogne " resta un documento comunque apprezzabile per il complessivo tono sobrio e per il valore di monito contro l'atrocita' della guerra (qualora qualcuno non lo sappia o l'abbia dimenticato ).

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