Pur trattandosi di una colonna sonora, questo album rappresenta una sorta di summa dell' opera del pianista belga Wim Mertens, in quanto contiene una serie di brani - più o meno rielaborati - già editi o presentati in altre situazioni. Ciò non toglie che "The Belly Of An Architect" sia a tutti gli effetti un album con la sua autonomia e che, anzi, proprio per la ragione di cui sopra abbia una rilevanza musicale estremamente accattivante.
E' bene precisare subito che l' album originale contiene in apertura e in chiusura anche due composizioni orchestrali di Glenn Branca, perchè di fatto il regista Peter Greenway nella colonna sonora del suo film volle inserire anche quelle. Trattandosi di brani stilisticamente abbastanza differenti, il contributo di Mertens resta ben evidenziato e costituisce comunque la parte più corposa dell' opera.
Wim Mertens si annovera tra i minimalisti contemporanei e, usando prevalentemente il piano, qui dà un saggio mirabile delle sue doti e della sua evoluzione. A cominciare da uno dei temi principali del film, "Birds For Mind" , che Mertens stesso rielabora in diverse versioni, spicca immediata la forza espressiva di partiture solo apparentemente meccaniche e ripetitive. Il tessuto sonoro è compatto e metronomico e ci regala sensazioni ritmiche travolgenti pur senza fare alcun uso di strumenti propriamente ritmici. Ci sono echi e vagheggiamenti barocchi, neoclassici, romantici: un contrappunto favoloso che si snoda attraverso ripetizioni e rovesciamenti delle stesse battute, che ispira ora gioia, ora ataviche malinconie, ora ironica drammaticità . Il che è perfetto per la trama del film di Greenaway.
Ci sono poi la famosissima "Close Cover" e "Struggle for Pleasure" , brani che pur ignorandone l' autore molti conoscono per l' utilizzo che se ne è fatto in spot pubblicitari, sigle televisive e via dicendo. Il primo dolce e trasognato, il secondo fortemente drammatico e incalzante. Sicuramente due capolavori assoluti del pianista.
E poi ancora la marionettistica "4 Mains" , pezzo per solo piano eseguito per l' appunto a quattro mani, e la delirante "The Aural Trick" , dove una cascata di note basse e acute percorre la tastiera in cicli che aumentano di numero ad ogni passaggio, con una sonorità quasi di clavicordo.
L' ascolto è ipnotico, la musica è grandiosa anche senza le immagini del film; che in un certo senso finiscono quasi per imbrigliare l' emotività delle varie composizioni legandole alle architetture romane e alle vicende di un uomo (Stourley Cracklite, il protagonista architetto malato di cancro, tradito dalla moglie e ostacolato dai suoi collaboratori) che prende coscienza della sua tragedia e si disillude coraggiosamente di tutto.
Chi non conosce Wim Mertens dovrebbe procurarsi questo disco per rendersi conto dell' altezza artistica di questo discreto e timido pianista europeo. A parte le orchestrazioni atonali e un po' ostiche di Glenn Branca, il 90% dell' album è una godibile gioia dei sensi messa in atto con un pianoforte e pochi altri strumenti.
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