“Se puoi sognarlo, puoi farlo”. Walt Disney

Non oso immaginare cosa successe nella mente di quei ragazzini che il 15 ottobre del 1905, assieme al quotidiano New York American, lessero le prime mirabolanti tavole di questo straordinario fumetto ad opera di Winsor McCay (1871-1934).“Little Nemo in Slumberland” fu sicuramente un fulmine a ciel sereno tra quella generazione di ragazzini americani abituati alle storielline in rima banali e leziose che andavano allora.

Little Nemo tracciò un solco e demarcò la fine di un mondo e l’inizio della letteratura giovanile moderna. Un’apoteosi di invenzioni e innovazioni (grafiche e narrative) senza precedenti, paragonabile al passaggio del cinema muto al sonoro e al colore allo stesso tempo. Mai nulla era mai stato proposto fin d’ora di così audace e innovativo. Mai nessun disegnatore di fumetti (termine allora quasi deprecabile) si era spinto così oltre

Protagonista del fumetto è il piccolo Nemo, un bambino di 7/8 anni della media borghesia americana, che tutte le sere si addormenta nella sua stanzetta e sogna di andare nel Paese di Slumberland: un posto meraviglioso che vive solo nella sua mente.

Ogni sonno un pezzo di tragitto e ogni sogno un’avventura: improbabile, assurda e visionaria. E immancabilmente, tutte le mattine si risveglierà più o meno sconvolto delle bellissime e strane avventure vissute durante la notte

Se il format è di per sé semplice, la vera innovazione avviene tra il dormiveglia e il risveglio.

Nella parte onirica, infatti, succedono le avventure, gli incontri e le mille peripezie che porteranno il ragazzino a incontrare draghi improbabili, camminare in mondi completamente rovesciati, incontrare popoli che vivono come se fossero in specchi deformanti, camminare in città sommerse dalle acque e via via all’inseguimento di una meta impossibile in quanto Slumberland (molto probabilmente) non esiste nemmeno.

Ma si sa: l’importante è il viaggio e non la meta.

Esiste infatti un doppio livello di lettura in queste splendide tavole colorate e minuziosamente disegnate dalla sapiente mano di McCay.

Guardando con spirito più attento le storie visionarie e astruse di questo ragazzino, si possono leggere veri e propri atti di accusa alle istituzioni politiche e sociali del mondo contemporaneo d’allora (siamo sempre nei primi del ‘900!): McCay critica in più occasioni il razzismo e alle segregazioni raziali, l’assurda burocrazia degli apparati statali, il fallimento di un certo sistema economico basato solo sul profitto (davvero in anticipo sui tempi!), l’omologazione a modelli comportamentali ed estetici imposti e molti altri.

Ma al di là di questi nobili intenti, la vera goduria di questo fumetto sta nella delicata e raffinata ricchezza ornamentale e grafica dei disegni di queste tavole godibili solo in formato extra large: una festa per gli occhi e un’orgia di dettagli disegnati con una cura a dir poco maniacale e ossessiva che fa di questo fumetto un capolavoro incontrastato del fumetto mondiale.

Le invenzioni estetiche e visive di queste pagine (vedi qui), nonchè le innovazioni di sceneggiatura proposti, saranno base e fonte di ispirazione per decine di autori, registi e scrittori che si seguiranno. Basti citare il nostro Federico Fellini (fans dichiarato del personaggio), Terry Gilliam, Italo Calvino, Stefano Benni e via discorrendo.

Un fumetto che non ci si stanca mai di rileggere perché ad ogni lettura, si scoprono nuovi livelli narrativi e nuovi dettagli grafici sfuggiti la volta precedente.

Leggere Little Nemo è come tuffarsi nel mondo inventato dei sogni e infatti, guardacaso, non si vorrebbe mai uscirne a differenza dei giochi moderni dei nostri figli (PSP, DS Lite e compagnia bella) che sono fonte di stress e che danno tutto pre-confezionato senza il minimo spazio di interpretazione e decodifica al fruitore del gioco.

Ma questa è un’altra storia: un’annosa e logora diatriba tra me e la generazione che verrà… praticamente una battaglia persa! :-)

Fumetto im-per-di-bi-le.

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