Certe musiche andrebbero inserite obbligatoriamente all'interno di un programma di formazione di un substrato emotivo e di coscienza, fin dalla tenera età. Musiche semplici, dolci, che sono un discorso, che creano un filo conduttore assolutamente concreto, che non perdono mai lungo il percorso. Una specie di lezione su come giocare coi mattoncini della comunicazione, come incastrarli e collegarli tra di loro a formare un castello scintillante ed etereo, inespugnabile nella sua solidità. Una scuola immaginaria volta ad insegnare l'amore per la Bellezza, l'amore per l'Umanità, per la pace, l'armonia e la tolleranza non potrebbe prescindere dalla somministrazione dei Concerti per Violino di Mozart, opere di una gioia e di una sincerità disarmanti, capaci di commuovere, di divertire, di renderci migliori. Lo stesso suono del violino, che si staglia così netto, materico, si presta perfettamente a farsi voce di questo slancio vitale, di questa sensazione di immortale e incorruttibile fanciullezza. E pensare alla fanciullezza provoca automaticamente il riaffiorare nella mente dei valori più nobili dell'infanzia: l'innocenza, l'ingenuità, la purezza, l'istintiva scelta del Bene, la vivacità, l'ottimismo e il buon umore.

Con Mozart i bambini possono diventare uomini e gli uomini possono tornare bambini!

Dei cinque Concerti per Violino, in questo disco straordinario sono presenti il terzo e il quinto, forse i più belli insieme al quarto. Sono suddivisi, come da schema classico, nei tre movimenti tradizionali (Allegro, Adagio, Rondeau) e hanno una durata di circa mezz'ora l'uno. In una registrazione del '78 della Deutsche Grammophon, Herbert von Karajan dirige all'apice dei suoi poteri i grandi Berliner Philarmoniker e una giovanissima e splendida esordiente, Anne-Sophie Mutter al violino. La copertina è emblematica: l'esperto Maestro e la 14enne prodigio sono uno di fronte all'altra, gli occhi alla stessa altezza, impugnando le "armi" delle reciproche competenze, la bacchetta e il violino. Artisti di uguale rango, di pari livello, sembra suggerire la copertina, nonostante la gran differenza di età ed esperienza, avvicinati e uniti dalla musica di Mozart, che, per l'appunto, rende Karajan sorridente come un bambino e la Mutter seria e concentrata come una professionista matura.

L'interpretazione della Mutter è davvero notevole: niente cherubini svolazzanti, niente retorica, niente fronzoli di eccessivo ornamento; e già questo sarebbe non comune nella storia delle interpretazioni di questi concerti. Ma in più riesce a regalarci un'intonazione da sogno su tutti i registri, un bellissimo timbro, un fraseggio sicuro e solido, e soprattutto riesce trasmetterci integre le emozioni che il compositore 19enne voleva esprimere.

Karajan, per conto suo, se la gode e si gusta il puro piacere (fanciullesco) di farsi una dolce cavalcata in luoghi ameni e assolati, appagando il semplice desiderio (che abbiamo tutti di tanto in tanto) di abbassare la guardia, rilassarsi e ritemprarsi lo spirito. Il compito che gli si presenta non è arduo, tanto più che con tali orchestra e solista e tali partiture, la musica va quasi da sola!

Pur non mancando in questi lavori di Mozart dei momenti isolati di pensosa malinconia, questi non presentano elementi di torbida corruzione spirituale, né tantomeno di tetra disperazione; rappresentano solo delle nuvole passeggere, vaghi languori, estemporanei aneliti, subito superati da quello slancio così Mozartiano, da quella Volontà di Vita che torna a riprendere in mano le redini di quel cavallo un po' indisciplinato, un po' pazzerello, che è il vagare insoddisfatto della nostra anima.

Da avere, da amare, da vivere.

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