E se qualcuno vi promettesse attraverso un film, un libro – in generale attraverso un’opera dell’ingegno – di rivelarvi i segreti che stanno dietro un argomento ancora oggi spinoso come il sesso, vi dareste con fiducia cieca all’ascolto e/o alla visione?
Con il suo film del 1972, dal titolo lunghissimo preso da un saggio divulgativo del sessuologo statunitense David Reuben, Woody Allen, regista non più alle prime armi, ma ancora ben inserito nel suo primo periodo di cinema comico “classico”, sembrerebbe voler vestire i panni del maestro in campo sessuale, se si prendesse per buono il titolo, ma il suo intento è totalmente diverso e molto più terra terra. Vuole divertire. Divertire in maniera sana, come una buona mela, e intelligente, come il bambino diligente a cui viene data la mela.
L’opera è divisa in sette episodi tratti da altrettanti capitoli del saggio sopracitato. Si tratta di un alternarsi di sketch semiseri che fanno leva su battute che suscitano il riso per la loro spontaneità e a volte demenzialità. Non solo alla parola è affidato il compito di far ridere il pubblico, ma anche alle scene, ai volti degli attori, soprattutto quello di Allen, il quale recita in quattro spezzoni.
I sottoargomenti del macrotema sessuale sono: - gli afrodisiaci; - la sodomia; - l’orgasmo; - il travestitismo; - le perversioni sessuali; gli studi sul sesso; - l’eiaculazione. Prima di ogni scenetta compare su schermo nero una domanda – che poi è il titolo della scenetta stessa – alla quale Allen in veste di regista risponde attraverso una determinata storia. Il film gode di una certa uniformità a livello stilistico, ma i contesti cambiano, i personaggi anche, facendo sì che da semplice pellicola d’intrattenimento, essa si trasformi in un percorso storico-ambientale. Dalla corte medievale inglese del primo episodio all’Armenia (solo citata) del secondo, dagli Stati Uniti all’Italia (terzo episodio), Allen arriva al punto di coinvolgere addirittura l’interno del corpo umano maschile prima, durante e dopo l’atto sessuale nella geniale chiusura.
Per tutta la durata del film il regista (e interprete non proprio occasionale) porta avanti una satira di costume acuta e per niente scontata, basti pensare alla parodia del quiz “What’s My Line?” (“Qual è la mia frase?”) del quinto spezzone, intitolato “Cosa sono le perversioni sessuali”, in cui il programma cambia nome e diventa “Qual è la mia perversione?”. Non potevano mancare riferimenti alla cultura ebraica (alla quale il regista è legato), che appunto compare nel quinto episodio, con l’inserimento della figura del rabbino feticista. Sono molti i tratti squisitamente malsani che condiscono l’intreccio ed esilaranti sono i ruoli che Allen interpreta, specialmente quello dello spermatozoo ansioso, che attende di essere espulso dal corpo dopo anni di addestramento e che, spaventato all’idea del “buio fuori”, alla fine però, nel momento immediatamente precedente al salto nel vuoto, dice “che Dio me la mandi buona!”, invocazione che ha del comico se si pensa che il possessore del corpo, regolato internamente da omini, sta consumando un rapporto extra-matrimoniale con una donna invitata a cena.
“Quello che avreste voluto sapere sul sesso …” nella prima filmografia del regista newyorkese rappresenta un punto alto, un eccezionale esempio di comicità intelligente e allo stesso tempo abbordabile, che ha una marcia in più rispetto al passato e all’immediato futuro (“Il Dormiglione” e “Amore e guerra”). Da vedere assolutamente se siete fan di Allen, ma anche se volete approcciarvi alla sua immensa filmografia. Le risate sono assicurate.

Carico i commenti... con calma