Mi dispiace dirlo, ma la maggior parte degli italiani non capisce un cazzo di musica. Infatti il nostro Paese è indietro decenni rispetto ad altri stati come Inghilterra e Usa. Mentre facciamo guadagnare palate di soldi a gente come Dj Francesco, Luca Di Risio e Paolo Meneguzzi, c'è gente con i controcazzi relegata nelle cantine e costretta a suonare cover nei pub. Ma la colpa non è solo della gente, ma anche delle case discografiche, che non sono piu interessate a lanciare grandi gruppi ma solo a creare tormentoni usa e getta che verranno dimenticati dopo 2 mesi (e dire che negli anni '70 si permetteva a un Lucio Battisti poco più che ventenne di registrare album come "Amore e non Amore"...).
Ok, dopo questo sfogo alla Pino Scotto parliamo del gruppo che oggi recensisco: i 'Wrong Way' sono un gruppo barese formatosi nel 2003 dall'incontro di Marco "Rkt" Dello Russo (voce), Gianvito "IL Jeré" Rutigliano (chitarra), Alessandro "TheLegs" Salvatore (chitarra), Domenico "dionisiaKo" Simone (basso) e Alessandro "Spartaco" Spagnuolo (batteria), il cui genere è stato autodefinito "rock miscellaneo", un'unione dei generi più disparati (dal funky al blues, dal rock ad atmosfere latine e prog anni '70), senza trascurare il gusto melodico del rock nostrano.
"Illusioni", completamente autoprodotto e scaricabile gratuitamente dal loro sito, è la loro prima testimonianza. La demo si apre con "Falso Andante", un rock senza fronzoli, in cui il grande basso in apertura, stacchi e ripartenze che richiamano il progressive e un gran bell' assolo creano il tappeto musicale per il testo. Proprio in questo aspetto bisogna fare un plauso alla band: oltre alla scelta dell'italiano i testi sono pieni di metafore e il lessico usato non è mai scontato o banale. La seconda track è "Panna": il riff duro della chitarra ci porta alla strofa, più calma, e al ritornello, in cui Rkt canta: "Ossequi ad una vita pensata e vissuta, grandi carriere distrutte nel vuoto, padri stupendi stupendamente complicati, e tu...", ma la struttura non è mai fissa, e, nella parte centrale, c'è spazio per le chitarre, tra rallentamenti e distorsioni.
Segue "Notturno, una bellissima ballata molto evocativa, con atmosfere gitane, la migliore del lotto a giudizio di chi scrive, con un testo al limite della poesia: "Ho legato il mondo con nastri di velluto/rubando i tuoi presenti e ridestandomi in te/ho ammirato il tuo nome nella mia coscienza/legando la mia anima a ogni parte di te" in cui la chitarra acustica delle strofe lascia spazio a quella elettrica nel chorus: "Come se fossimo estranei ogni volta che vorrai/lascia una parte della nostra unione in me".
L'ultima canzone è la lunga (quasi 9 minuti) "Perchè", che parte in modo lento e sofferto, per lasciare spazio, verso metà brano, a un intermezzo di sole chitarre per ricreare un'atmosfera eterea e sognante, per poi tornare, dopo il suono del gong, al tema principale con il finale molto poetico: "Abbandoniamo le mie care illusioni, ormai sospese. . . ormai. . . ".
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