Continuando ad esagerare, il duo Wyrd ci propone il settimo album in 6 anni (senza contare split, EP e demo). Il genere primordiale che suonava solamente 6 anni fa si è evoluto mostruosamente, contaminandosi e cambiando forma attraverso un black metal sempre più dedicato a tematiche di natura e che per forza diventa sempre più acustico, più vicino al folk.
ATTENZIONE PERO'! Questo cd non ha niente di vecchio e niente di nuovo, è solo un'altro modo di suonare un qualcosa che annoierebbe dopo 2 canzoni! La scelta più difficile è quella di perpetuarsi negli anni scegliendo di non modificare le basi. Wyrd la fa: ancora un album di autunni e inverni gelidi, di storie popolane...

Contraddittorio ed affascinante, "Kammen" non ci risparmia momenti di black/death/doom/folk/pagan/metal lasciando sensazioni non molto diverse da traccia a traccia, dimostrando che non esiste un genere per descrivere un emozione, ma sono le persone a saperle trasmetterle. Partendo da un uso di tastiere ridotto quasi all'assenza (vera novità), Nargath arricchisce le parti melodiche con assoli di chitarre elettriche meno sporche del solito, voci pulite steccate come al solito e la vera protagonista dell'album: chitarra acustica. La batteria finalmente suonata con più criterio (e infatti non è lui, ma JL Nokturnal). Non è che sia niente di cervellotico, ma la prova ritmica in alcuni punti è eccellente.

L'inizio, "The Hounds Of The Falls", è un riff di basso distorto seguito soltanto dopo da quello di chitarra e dal growl. L'impressione è di ascoltare qualcosa più simile al death metal che al black, infatti non compare più traccia di scream in tutto l'album. Quasi tutta la prima metà della traccia ha questa natura pagan/death mentre la seconda è decisamente più melodica e acustica, mostrandoci quali saranno le linee musicali generali che caratterizzeranno tutto l'album: una continua alternanza di metal estremo e folk. "Cold In The Earth", che non è molto speciale, è suonata e cantata con foga e non risparmia passaggi di tecnicismo chitarristico di non indifferente qualità. Invece "October", dai toni più epici ed acustici, è un lungo inno autunnale che vuole sottolinearne sia il lato morente che i forti colori che ci offre. Spazio per testi di solitudine e depressione: "These Empty Rooms" comincia a sapere molto più dei riff dei Katatonia era rock, la cui conferma ci sarà alla fine del CD, con l'ottima cover di "I Break", rifatta in maniera decisamente personale.
La Titletrack, perla del CD, è sublime e sensuale come il vento fresco che d'estate lascia respirare per quei pochi secondi che soffia. Qui però Nargath si lascia andare a vocalizzi tra i meno intonati di cui è capace, e la cosa più sorprendente è quanto riesce a farceli star bene nel contesto musicale. La sesta è "The Last Time", che non nasconde ancora angoscia e tristezza nel testo, circondandolo di riff agrodolci ancora ispirati ai Katatonia (ma non negli arpeggi). L'outro acustico di "The Hounds Of The Falls" apre per la splendida "Rajalla", quasi 18 minuti di musica sognante e progressivamente dosate col contagocce. Un viaggio di freddo invernale nelle foreste tundriche che sa di morte e di solitudine, come gli arpeggi e i lunghi pezzi dedicati alla cristallina chitarra acustica. Non siamo ai livelli di "Season Of Grief", che sempre rimarrà impareggiabile, ma semplicemente un altro dei pezzi più belli che Tomi Kalliola abbia mai scritto, senza esagerare...

"Soulburn" ancora si serve di riff più death che altro e chiude violentemente insieme ad "I Break" un altro album sorprendente dei Wyrd. Sperimentazione, tradizione, istinto, classe, UMILTA', manca davvero poco a questo lavoro, che ostentando un booklet bellissimo, merita davvero il massimo dell'attenzione da parte di chi vuole spaziare i propri ascolti senza sporcarsi di abusi elettronici.

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