La dissipazione fisica ed emotiva ha un nuovo nome: Xasthur. Non è la menzognera pubblicità del disco rivelazione dell'anno, è un messaggio a chi ama il Black Metal nelle su espressioni più sinistre e pericolose, è la pura verità. Oramai tra i massimi esponenti della scena Black americana, la band nasce anni addietro come un trio, ma in breve l'esigente fondatore (Malefic il suo pseudonimo) si ritrova da solo dietro a tutti gli strumenti. Xasthur, una volta escluso dal progetto anche un tizio di nome Mike, finisce per diventare quindi il "figlio" della mente di Malefic, un modo per esternare il suo sentire nonché sfogo della sua grandissima creatività. Dopo una miriade (e quando scrivo "una miriade" vuol proprio dire uno sproposito) di collaborazioni con altri esponenti della musica estrema statunitense e non (Sunn O))), il "collega" Leviathan, e il norvegese Nortt) e dopo un'altra miriade di Demo, Ep ed Lp, Xasthur da alla luce nel 2004 questo "Telepathic With The Deceased", forse non il migliore della sua carriera (e qui do la parola agli esperti) ma sicuramente quello che ho preferito e che più mi è rimasto impresso.
Chiaramente, a chi conosce il genere, appena letto "One Man band" e "Black Metal" sarà subito venuto in mente Burzum e, c'è da dirlo, a ragione; infatti anche Xasthur (come Vikernes, Nargaroth in Germania, Leviathan stesso e Abyssic Hate in Australia) si può catalogare sotto la voce "Depressive Black", quell'evoluzione del Black Metal che si propone l'obbiettivo di ricreare atmosfere il più possibile degradanti sotto il profilo emotivo. Per quanto riguarda il disco in questione, non si può parlare di vere e proprie influenze perché il nostro dimostra di essere in possesso di uno stile molto personale; certamente si possono riconoscere elementi del primo Burzum e altri in comune con il connazionale Leviathan che però, parere personale, da più spazio ad elementi Raw Black di quanto non faccia Malefic.
Una decina di canzoni di durata medio lunga (dai tre minuti di "May Your Void Become As Deep As My Hate" agli oltre nove della title track) che conducono l'ascoltatore in un dolore insondabile e, quel che è peggio, ineludibile; una produzione sporchissima e lontana (ma meno che non in altri lavori che personalmente trovo inascoltabili come "Suicide In Dark Serenity", questione di scarsa attitudine al Black credo) trasporta suoni malati, fragili e allo stesso tempo carichi di odio. Suoni maledetti, suoni che sanno di debolezza e di disperazione, e che in fine dei conti non sono neanche suoni. Come mi faceva notare Fallen, la musica di Xasthur non fa uso di note, di un pentagramma, ma fa uso di percezioni, di sentimenti: eco lontane, in arrivo da chissà dove ma con uno scopo ben preciso, torturare chi le ascolta. E' assolutamente fuori luogo parlare di tecnica quando l'oggetto del discorso sono arpeggi di questo tipo che, per l'appunto, dell'approccio musicale se ne fregano abbastanza; basta ascoltarne uno, sentire come striscia la tastiera al suo interno, per capire che quelli non sono suoni, ma sono le voci dei peggiori sentimenti umani. Canzoni diafane che incedono con lo stesso ritmo col quale il sangue scorre da una ferita; veloci prima, poi sempre più lente ma incontenibili nella loro costanza e nella loro implosione masochistica. E sopra tutto la voce, un grido filtrato, le unghie sulla lavagna, il companatico perfetto per una proposta così particolare; la contemplazione della rovina, vista dagli occhi di chi la sta subendo. E ancora freddo, fame ed inappetenza, stanchezza ed insonnia nelle linee di un basso stranamente (per il Black si intende) udibile e di una chitarra sfibrante.
Nel greco antico, la parola "dèinos" significa sia "grandioso" che "terribile, spaventoso" (più o meno come "terrific" in inglese) e mai aggettivo si è adattato meglio ad una proposta musicale; "Telepathic With The Deceased" non ha coloriti tragici, è la foto sbiadita di ricordi agrodolci, è la nebbia quando ci si alza la mattina e si vorrebbe essere morti nottetempo, è l'istinto a fermarsi e lasciare che la propria vita vada avanti senza di noi. E' un invito a chiudere gli occhi e non aprirli più nel fade out di "Abysmal Dephts Are Flooded"; dieci canzoni dal fascino oscuro e maledettamente belle per un artista che ha di sicuro ancora molto da dire.
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