Due universi apparentemente inavvicinabili quelli di cui andrò àd azzardare la subliminale liason eppure per taluni versi le due entità prese in esame potrebbero apparire contigue se non legate dalla stessa idiosincratica filosofia: approcciare e rendere rappresentabile, vagamente tangibile: il nulla.

"At All Ends" dei catastrofisti pentragrammatici Yellow Swans e "Die Große Stille" di Philip Gröning parrebbero indirizzare, ciascuno con il proprio estremo ed antitetico rispetto all'altro modulo espressivo, il proprio sguardo verso il non rappresentabile. Si potrebbe anche sindacare che per un verso e per l'altro ci si trova innanzi a opere estreme e meramente gratuite, sostanzialmente inintelleggibili:vuoti esercizi di stile. Invero potrebbe essere, per taluni, una lettura plausibile degli inenarrabili accadimenti posti in essere.

 

"At All Ends" ultimo e definitivo, non solo in ordine cronologico, sacrale atto, composito dall'experimental-electronic-noise collettivo con base in quel di Portland (Oregon - U.S.A.) si configura quale opera beffardamente et ciecamente inintelleggibile, portatrice (in)sana di una sfinente, abominevole mistura di convulsi quanto reiterati power-electronics frammisti a non meglio identificabili rumori di (s)fondo assortiti: liturgici, rampicanti, trasecolanti mantra plasmati nel  rumore più improbabile e assoluto.

Cinque i complessivi brandelli, per una quarantina abbondante di minuti, di agghiaccianti voluminosità assortite; dall'omonimo monolite basaltico posto in apertura, alla conchiusiva "Endlessly Making An End Of Things" ci si trova coinvolti e sconvolti in un putrescente, catarticamente apocalittico, malsano tripudio d'efferatezze composito da effimere quanto rovinose baluginosità assortite.

"Alla fine di tutto" dovrebbe - a occhio e croce - situarsi il "Nulla": le sembianze di quanto leggiadramente propugnato paiono invero un ottimo viatico per rappresentarne la inesplicabile sostanza.

Da auscultarsi, per converso e completezza, quale insalubre ma perfetta colonna sonora del "Nulla" cinematografico faticosamente traslato su pellicola dall'anacoreta Herr Gröning.

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