Siamo cresciuti con gli stessi album io e gli Yuck.

Naufraghi nella terra dei sogni ad occhi aperti, persi a fantasticare su una scena Freak ormai estinta, divenuta oggetto di nostalgia e revisione storiografica da parte di critici e aficionados. D'altronde non si esce del vivi dagli anni Ottanta, vero, ma nemmeno superare la soglia dei Novanta deve essere stato particolarmente facile.

Gli Yuck sono quattro inglesi atipici, cresciuti a tè e Pavement, ancor prima che Jesus & Mary Chain. Sfacciatamente non fanno nulla per nasconderlo. "Yuck" è un album di Pop chitarristico, che viene a ricordarci dove e quando hanno fallito tutte le next big thing d'Albione nell'ultima tirata di secolo, perse tra fittizi rimaneggiamenti New Wave e tagli di capelli asimmetrici. I risultati qui risuonano spontanei sia quando si cita il chitarrismo bieco di J Mascis ("Get Away"), sia quanto i ritmi si smorzano in processioni quasi Shoegaze ("Rubber"). Slacker Pop di pregevole fattura ("Suck", "Operation") e rimasugli bubblegum ("The Wall") cristallizzano il tempo, bloccandolo nell'anno - di grazia - in cui il Punk esplose.

Fuori tempo massimo, proprio per questo ne avevamo bisogno.

Elenco tracce e video

01   Get Away (03:35)

02   The Wall (03:56)

03   Shook Down (03:26)

04   Holing Out (04:10)

05   Suicide Policeman (03:15)

06   Georgia (03:36)

07   Suck (04:19)

08   Stutter (03:41)

09   Operation (03:47)

10   Sunday (04:22)

11   Rose Gives A Lilly (04:05)

12   Rubber (07:14)

13   The Base of a Dream Is Empty (03:24)

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Altre recensioni

Di  kloo

 Siamo probabilmente davanti ad una tra le migliori opere degli ultimi 5 anni di indie music.

 Rubber stupisce in pesantezza, in profondità acustica, in feedback prolungati e riff pachidermici, un gran finale che può dar buoni spunti per futuri lavori.