Per il terzo anno consecutivo nei primi giorni di Gennaio (anzi probabilmente già da fine Dicembre) mi spulcio le prossime Next Big Thing. Compaiono questi Yuck, me li segno sul taccuino e attendo la loro uscita, come per tanti altri artisti.

Febbraio è vicino e il disco omonimo di questo quartetto metà inglese e metà Giappo-Americano è uscito, come ormai sempre faccio cerco nella rete le canzoni per avere una prima impressione; il loro blog è molto ben fornito e le canzoni si trovano facilmente, così decido di recuperare subito (con difficoltà) il cd.

Siamo probabilmente davanti ad una tra le migliori opere degli ultimi 5 anni di indie music, subito i recensori li hanno accostati a vari gruppi della scena noise e lo-fi, come Sonic Youth o Dinosaur Jr. o Pavement, ma credo di andare controcorrente dicendo che, si hanno preso molto spunto da quella scena, ma è altrettanto vero che hanno già un loro sound ben formato e preciso, riff taglienti e canzoni melodiche strutturate, le canzoni che più spiccano sono "Georgia" , "Rubber" , "Rose Gives A Lilly" e "Suicide Policeman".

Le prime tre sono le più diverse dell'album rispetto alle altre e quando sembro smentirmi, ma non fraintendetemi l'album non perde mai di tono:

Si parte con "Get Away" e "The Wall" subito pronte e cariche per attirare l'ascoltare che lo riporta indietro di 18-20 anni,  con "Shook Down" c'è il primo taglio melodico buon arrangiamento e finale aggressivo che porta ad "Holing Out" la canzone più a tendenza Punk dell'album, a questo punto ci si attenderebbe il tipico calo, invece parte "Suicide Policeman" che porta subito l' ascoltatore in un luogo leggero ed esotico, "Georgia" scopre la vena Shoegaze della band ed un azzeccato cantato femminile.

A questo punto a mio parere c'è il primo leggero (ma non esagerato calo dell'album), "Suck" annoia un pò troppo, a questo punto ci si attendeva una ripresa violenta che non arriva nemmeno con la successiva "Stutter" atmosfere allungate si ma che non prendono, così "Operation" riprende in mano il valore del disco, l'aggressività perduta viene recuperata immediatamente, un apoteosi di feedback chitarristici e un riff accattivante, che ci trasporta in una domenica pomeriggio estiva, in riva al mare, con il sole alto , il cielo limpido è "Sunday" un'altra buona prova melodica.

Il difficile per una band è sempre il finale di un album, è sempre facile partire ma mai altrettanto semplice arrivare, gli Yuck sono riusciti a non essere banali ed anzi hanno dato probabilmente il meglio di loro, "Rose Gives A Lilly" è un brano strumentale che ci porta in altri posti lontani con una vena malinconica e nostalgica, ma è "Rubber" che stupisce in pesantezza, in profondità acustica, in feedback prolungati e riff pachidermici, che rallentano il cuore e lo rilassano e lo violentano allo stesso tempo, un gran finale che può dar buoni spunti per futuri lavori.

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