Raramente io vado a buttare un occhio sulla scena rock mainstream americana, lo faccio sperando di incontrare qualcosa di buono che in Europa, ma soprattutto in Italia, o non è ancora arrivato oppure semplicemente non se lo caga nessuno. È così che qualche anno fa conobbi i 10 Years, band fortemente ispirata al metal alternativo dei Tool, ed è così che mi innamorai (e ne sono tutt'ora) del loro piccolo diamante che porta il nome di "The Autumn Effect". Precisamente, la banda di Tennessee venne alla luce dei miei occhi con il loro penultimo "Feeding the Wolves", disco molto più radiofonico e pretenzioso dei successivi, cadendo in alcuni momenti nell'anonimato, tuttavia ben confezionato. Questo nuovo capitolo dei pupilli dei migliori Deftones prosegue sulla stessa scia del precedente, ma in maniera decisamente migliore, spazzando via tutto quello che c'era da correggere.

Come già detto, ricalca la stessa orma di "Feeding the Wolves", ma, a differenza di questo, le canzoni sono state curate in maniera molto più sopraffina, in particolare per quelle più semi-acustiche e delicate, gli esempi più lampanti sono "Forever Fields (Sowing Season)", dove fa capolino un mielosissimo ed anche ispiratissimo Jesse Hasek accompagnato da un altrettanto melodioso pianoforte, e "Writing On The Walls". Entrambi due bellissimi pezzi, tra i migliori di tutto il disco, particolar modo per il primo, una delle canzoni più belle mai composte e scritte dal quartetto americano. Non mancano tuttavia i pezzi energici e coinvolgenti, una categoria che comincia proprio con la prima traccia dell'album e che, coincidenza, si tratta della titletrack, uno squisito inizio di primo ascolto, e che incentiva l'ascoltatore a proseguire, e a farsi avanti in eccellenti momenti come "Backlash", "Dancing With The Dead" e "Knives". Il resto del disco si alterna su livelli medio-alti, proponendo brani "ordinari" di facile e semplice ascolto, per quanto possano sembrare riempitivi.

Alla fine, il risultato è soddisfacente. Un ottimo album di pregevole fattura, facilissimo da assimilare e pieno di emozioni, ma solo per chi riesce a comprendere appieno questa band e la loro proposta. Non simile al loro miglior lavoro, ma siamo quasi a quei livelli. Una band troppo poco considerata all'infuori del suolo americano, che, modestamente, meriterebbe più attenzione.

VOTO = 85 / 100

Carico i commenti... con calma