Correva l'anno 1992 quando questo primo album del duo lombardo Pezzali-Repetto irruppe fragorosamente in tutta Italia, diventando uno dei debutti discografici più venduti di sempre nella nostra penisola.

All'epoca io avevo già ben 17 anni e mi piacevano le birre scure (ma anche chiare), le moto da James Dean (e a chi non piacevano?), mentre sulle stronzate che si dicevano nei film non avrei saputo esprimere un giudizio competente. All'epoca, fortunatamente, non ero fidanzato, ma se lo fossi stato avrei sicuramente detto alla malcapitata: "Tu t'incazzi perché parlo sempre di calcio,dici che fra un po' ti verrà il fegato marcio perchè non ti parlo di tramonti lontani e mangio la pizza solo con le mani. Io che mangio quasi solo cose piccanti, tu che dici è meglio che ti lavi un po' i denti".

Quante volte, ai tempi, i miei s'inkazzavano sul serio e mi dicevano: "Questa casa non è un albergo". Mio padre mi aveva soprannominato "il vampiro" , visto che dormivo di giorno e stavo sveglio la notte. Una volta lo incrociai per strada in macchina, lo salutai col clacson, ma (forse) non mi riconobbe e non mi riclacsonò a sua volta. Giunto a casa (sempre la stessa che io avevo scambiato per un albergo), gli dissi: "Ma non mi hai riconosciuto per strada? Ti ho suonato". E lui: "Ormai l'unico modo che ho per vederti è quello di incontrarti fortuitamente per strada". Ed ancora oggi non so se non mi avesse riconosciuto, oppure se lo avesse fatto di proposito a non ricambiarmi il saluto: porterò questo tremendo mistero con me nella tomba ormai.

Nel mio paesello-microcosmo abruzzese che conteneva (compresa la mia) circa 500 anime, vi erano alcuni tipi e tipe abbastanza singolari (oltre me, intendo). Uno di questi tizi, D.D.G. (indico solo le iniziali per evitare eventuali querele, anche se ormai dovrebbe essere entrata in gioco la prescrizione), aveva comprato pure il cellulare (sembra incredibile, ma all'epoca erano rari), da sua madre si faceva chiamare per far finta di essere uno importante, fingeva di essere come Berlusconi, pieno di ragazze e di milioni. In particolare, diceva che era stato a Roma ed iniziava a parlare in romanesco, diceva che era stato a Bologna ed iniziava a parlare in bolognese: i suoi "Zao" al posto di "Ciao" erano veramente qualcosa di terribile! Sì in fondo, alla fin fine, era uno sfigato come tutti noi, anche se penso nemmeno lui fosse arrivato a questo livello: "Dimmi cosa fai quando stai con lei: metti le cassette di Masini, lei poi ti racconta i suoi casini. Roba che se non facevi il romantico lei magari ti diceva "facciamolo", ed invece sei rimasto fregato da "Perché lo fai" e "Disperato"".

Una di queste tipe invece, una certa M.G. (le querele sono sempre in agguato) si vestiva da fotomodella, di quelle di Vogue si credeva più bella, passava le ore allo specchio del bagno con il suo grande sogno del trucco indelebile: insomma se la tirava, e non di poco. Anche se a sua "discolpa" c'è da dire che poteva senz'altro permetterselo! Può permetterselo anche oggi che ha quasi cinquant'anni, figuriamoci all'epoca, che di anni ne aveva sedici. E quindi: "Anche se poi veramente lo ammetto, quando tu provochi sai fare effetto".

Con un deca non si poteva andar via e non ci bastava neanche in pizzeria, e allora "Fermati un attimo all'automatico, almeno a piedi non ci lascerà in questa città". Ti avessi dato retta, Max! Una notte, di ritorno da una serata spesa a gozzovigliare per locali con un gruppo di amici a bordo della mia Ritmo rossa fiammante, inopinatamente la stessa ci lasciò a piedi nonostante avessi speso ben un deca per fare rifornimento nemmeno due giorni e più di cento chilometri prima! Lo scorno più grande fu quello di dover dare addirittura ragione ad un mio amico seduto al lato passeggeri, che mi aveva spronato più volte a fare rifornimento di benzina, non sentendosi affatto rassicurato sulla mia tesi che il deca di carburante sarebbe senz'altro bastato per tornare a casa, non prima di avergli elencato tutti i percorsi che avevo fatto con la Ritmo: cose da pazzi! Erano all'incirca le quattro di notte e mancavano svariati km per raggiungere le nostre abitazioni. Stavamo già pensando di fare a piedi il tragitto rimanente (con la solita obiezione del mio solito amico, e solamente perchè lui all'epoca si era rotto una gamba e camminava con le stampelle), quand'ecco che incrociammo la macchina di un nostro altro amico di ritorno dal night, dove andava ogni sera. Solo lui avrebbe potuto salvarci, e così fu: ci caricò tutti sulla sua macchina e ci riaccompagnò a casa. Poco più su di dove avevamo lasciato la Ritmo e deciso di incamminarci a piedi, c'era anche un simpatico branco di cani randagi...Quella notte fummo particolarmente fortunati, in quanto il nostro amico solitamente non tornava dal night mai prima delle sei di mattina, invece erano appena le cinque...

Noi non avevamo una sala giochi, ma un bar (al cui interno c'erano ben due videogiochi), che per noi era una seconda casa ma forse in fondo in fondo anche tutto il nostro mondo. Io e un mio amico passavano tutti i pomeriggi, più o meno dalle tre alle quattro, a sfidarci ai videogiochi citati. Dico più o meno, perchè il bar aveva orari di apertura molto variabili, tanto che alla scritta che vi campeggiava "Questo locale rimane chiuso il giovedì", un mio amico aggiunse un bell "anche" dopo di "chiuso" e prima di "il"! Una volta, preso dalla rabbia perché stavo perdendo la sfida al videogame, tirai un pugno allo stesso, spaccando tutto il vetro ed insanguinandomi tutta la mano destra, dietro gli improperi del proprietario del bar. Un'altra volta, lo stesso proprietario del bar mi cacciò dal locale, spegnendo senza preavviso il videogioco mentre ci giocavo perché era tardi e lui doveva andare al night. Sì, era lo stesso che ci raccolse per strada: non l'ho scritto subito per non rovinare la suspense...Solo che quando stavo per uscire, il mio giubbotto si impigliò nella sedia e caddero tutte le monetine che avevo in tasca. Per la rabbia, l'amico barista diede un calcio a tutte le monete ed anche alla sedia, fracassandola: scena magnifica ed indimenticabile!

Spesso andavamo anche in discoteca a ballare (per modo di dire) e ci imbattevamo altrettanto spesso in queste scene: "Luci stroboscopiche, ti vedo, non ti vedo: curve che si muovono, mi siedo se no cado": bei ricordi, anche se annebbiati!

Ma l'Uomo Ragno? Beh, a parte i ragionieri in doppiopetto pieni di stress, anche noi nel nostro piccolo avevamo il nostro "Spiderman", soprannome di un certo M.D'A.: non ci facevamo mancare nulla! Motivo del soprannome? E' presto detto: quando lui tornava a casa a piedi un pò alticcio (per usare un eufemismo), cosa che avveniva molto di frequente, si aggrappava a tutti i muri che incontrava sul suo tragitto! Ok, io adesso lo sto prendendo in giro, ma un mio amico all'epoca, vedendomi fumare una sigaretta, mi chiese: "Ma tu fumi? Non ti ho mai visto fumare". Ed io: "Solo quando sono ubriaco". Lui: "Ah, ma allora fumi!": Quindi qualcuno potrebbe dirmi: "Da che pulpito...!". D'altronde, un' altra sera sempre di quella belle époque, chiesi a questo mio amico: "Ma ti ricordi ieri sera, quando stavamo per imboccare l'autostrada contromano con la macchina?". Lui: "No, io dormivo". Piccolo particolare: era lui che guidava... Insomma, troppi pulpiti!

Ascoltare questo disco all'epoca mi piaceva tantissimo, perchè parlava di situazioni che io vivevo quasi quotidianamente; ascoltarlo oggi invece...anche, perchè mi riporta con la mente a quei giorni fantastici. Insomma, parafrasando Elio e le connesse Storie Tese, "mi fa ridere quando sono triste, mi fa ridere quando sono felice, mi fa ridere quando sono medio, in pratica mi fa ridere sempre".

Bene, ora che vi ho elencato una valanga di fatti miei (citazione edulcorata) ed anche di altri, avete due possibilità: farvi travolgere dalla citata valanga, oppure passare oltre, non prima naturalmente di avermi ricoperto di improperi e di insulti...

A voi la scelta!

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