Pasolini è un film del 2014 diretto da Abel Ferrara ed interpretato da Willem Dafoe, una coppia d’assi garanzia di qualità. Una regia “sinistra” in puro stile Ferrara fatta di dissolvenze, sovrapposizioni, onirica, al servizio di una fotografia ora asciutta, ora pastosa, con tagli di luce ad invadere un’oscurità caliginosa ed una notte nera e senza speranza a suggellare il brutale omicidio (crudele ed impressionante la relativa sequenza) perpetrato sulla spiaggia fredda e umida. Dafoe, col suo volto spigoloso e segnato dal tempo e con i grandi occhiali neri, si mette al servizio del personaggio con estremo rigore risultando assai fedele al vero PPP tanto che Ninetto Davoli ebbe a dire: "Willem è impressionate. In alcuni momenti pensavo di vedere Pier Paolo".

Nel cast, oltre a Dafoe, figurano anche Riccardo Scamarcio (Ninetto Davoli), Valerio Mastandrea (il cugino e biografo Nico Naldini), Maria de Medeiros (Laura Betti), Giada Colagrande (la cugina del poeta Graziella Chiarcossi), Adriana Asti (la madre) e lo stesso Ninetto Davoli (Eduardo De Filippo).

Il film ha ottenuto come riconoscimento il Gran Premio della giuria al Festival di Berlino. La pellicola è stata presentata, in concorso, anche alla Mostra del Cinema di Venezia.

Pasolini, narra gli ultimi giorni di vita dello scrittore morto tragicamente ad Ostia, litorale laziale, il 3 Novembre del 1975.

Dalle note di regia:

"Sono cresciuto vedendo i suoi film e certo lui non è cresciuto vedendo i miei - ha detto Ferrara rispondendo a chi gli chiedeva un confronto tra se stesso e PPP - io sono buddista e il mio insegnamento è che si medita sul proprio maestro: io ho assorbito il suo lavoro e facendo questo film, incontrando le persone che lo hanno amato e conosciuto e dirigendo Ninetto (Davoli ndr), mi sono avvicinato al mio maestro".

Nella prima parte vediamo PPP tornare da Stoccolma dove ha presentato il controverso: “Salo o le 120 giornate di Sodoma”. Tornato a Roma lavora appassionatamente ad un nuovo film – Porno – Teo Kolossal – che sarebbe stato interpretato da Ninetto Davoli ed Eduardo De Filippo ma che, come noto, non è stato mai girato ed al romanzo "Petrolio" incompiuto.

Vediamo dunque PPP nel quotidiano, a casa con la madre ed altri personaggi sopra menzionati mangiare, parlare, bere un bicchiere di vino. Verrà a casa sua un giornalista per un’intervista e durante l’intervista sarà illustrato, per sommi capi, il Pasolini-pensiero, attraverso le risposte che il nostrò fornirà ad un giornalista morbido e polemico al contempo. Pierpaolo si stancherà presto e congederà il giornalista dicendogli ok basta così. Lasciami la lista delle domande, ti risponderò per iscritto, mi esprimo meglio per iscritto che non a parole.

Ho trovato questa prima parte piuttosto interessante ma poco sviluppata. È senz’altro arduo rappresentare un film su un tale personaggio, una delle figure intellettuali più eminenti degli ultimi 60 anni in Italia e nel mondo ma proprio per la vastità e la portata del pensiero e dell’opera di PPP, ritengo che avrebbero potuto osare molto di più ma è evidente che Abel Ferrara, che si è tenuto sotto i 90min. e che per un film del genere avrebbe dovuto secondo me superare i 120min, ha operato altre scelte, concentrandosi sugli ultimi giorni di vita di PPP fino al tragico epilogo.

È nella seconda parte che emerge lo stile di Ferrara che alterna sogno e realtà laddove per sogno si intende la rappresentazione immaginaria di alcune sequenze del film – Porno – Teo Kolossal – un’opera metaforica, una piccola divina commedia dove Ninetto ed Eduardo, passando per l’inferno del pianeta Terra, ascenderanno simbolicamente verso il Paradiso, salendo una scalinata interminabile per rendersi conto che non arriveranno mai, che il Paradiso non esiste e che non esiste neanche una fine…

Il film ha diviso la critica, i detrattori fanno leva sul tono incerto e bislacco del film e la scelta di far parlare Dafoe ora in inglese ora in italiano (e se la cava bene) conferiscono in effetti un senso di straniamento piuttosto ridicolo, consiglio pertanto la visione in italiano con Dafoe doppiato da Fabrizio Gifuni.

A me è piaciuto abbastanza, riconosco un fascino visivo ed un'atmosfera carica di sensazioni che lascia il segno e sebbene ritenga il Pasolini di Ferrara come un’opera incompiuta, ne riconosco però il coraggio e la scelta di averci voluto mostrare in fondo solo l’epilogo, come se in un pasto al ristorante su cui hai grandi aspettative ti portano solo il dolce…amaro.

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