Martedi 18 giugno, ore 11 circa, arriva una telefonata: "Meco, c'è un mio collega che ha un biglietto in più per gli AC/DC, ti interessa?"
Tu sei lì, sulla tua scrivania, che ti eri rassegnato da mesi a non poterli vedere, dopo 10 anni che li aspetti e milioni di bestemmie per non essere riuscito a trovare i biglietti, e ti chiedono se ti interessa averne uno... Il cervello ci mette un pò a metabolizzare la cosa, ma il resto del corpo è già affogato in un vortice di adrenalina...
Mercoledi 19 giugno, ore 21.30, si spengono le luci dello stadio Friuli, migliaia di cornetti rossi lampeggiano tutt'intorno, migliaia di mani con l'indice e il mignolo puntati al cielo si agitano: let there be rock!
Tu sei lì in mezzo, a pochi metri dal palco, hai dormito 3 ore e mezzo, hai fatto 5 ore di viaggio e sei dentro da 4 ore, ma quando parte il riff di "Rock N Roll Train" tutto ciò che ti interessa sta sopra quel palco, il resto non esiste.
Non ti frega se dopo tre canzoni sei sudato come un'anguilla, quel sudore è puro distillato di adrenalina, non ti frega se hai la schiena distrutta, non ti frega se ti manca lo spazio vitale, non ti frega se in certi momenti fatichi anche a respirare, non ti frega se ti fa male la milza, al tipo che ti fa notare una bella figa rispondi che in quel momento non ti frega niente nemmeno della figa.
Sei al concerto degli AC/DC, il gruppo più incazzato e fottutamente bastardo che ci possa essere, non c'è nulla di meglio, nemmeno la migliore scopata potrebbe competere, questo è il miglior godimento che puoi provare, è un'orgia in cui sono coinvolte 40000 persone.
C'è la campana dell'inferno, c'è Rosie a cavallo del treno del rock and roll, c'è l'autostrada per l'inferno, un posto niente male in cui stare, c'è una carica di dinamite che non aspetta altro che esplodere, c'è uno sciamano che celebra la messa in onore del rock, ci sono i cannoni che tuonano a decretare la fine di una delle esperienze più belle della tua vita.
Questo è il rock nella sua essenza più pura, signore e signori.
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