Alle volte ritornano, e nel caso di questa recensione non può che essere un bene… di chi stiamo parlando? Di un gruppo sconosciuto, forse, ai più, ma che molto ha fatto per il metal italiano: gli Adramelch.
Nati nel 1986, la band milanese si distingue subito, con il demo del 1987 “Irae Melanox”, per uno stile che, pur richiamando alla mente gli Iron Maiden nei loro momenti più progressive, si presentava molto personale ed originale; non passa un anno dall’incisione del demo, che i nostri danno alle stampe il primo vinile anche questo intitolato “Irae Melanox”, il quale però, pur dimostrando di essere un lavoro di estrema qualità non incontra il gusto del pubblico, allora più indirizzato verso sound thrash alla Metallica.
Era il 1998, dopo di che il baratro e un silenzio lungo ben 17 anni, finche non appare nel 2005 un demo di quattro tracce: “Broken History”, il quale, neanche a dirlo poco dopo diventerà un full lenght, sempre nello stesso anno.
Le aspettative, almeno per gli appassionati del gruppo sono state molto alte, proprio visto il valore del precedente disco; cosa aspettarsi dunque da uno dei gruppi pilastro del metal italiano? Una virata verso un sound più moderno di derivazione Rhapsody o Labyrinth che tanto va di moda in Italia? No, assolutamente, infatti la musica resta la stessa (come filosofia) di quella che era 19 anni fa, naturalmente con suoni più moderni, ma senza snaturarne l’essenza più pura.
Si parte allora con i 31 secondi di arpeggio di “Fantasia I”, delicata traccia d’apertura che ci introduce poi al primo vero brano “I’ll Save The World”, un pezzo epico dalle tinte doom e progressive di grande impatto. Fa piacere notare come poi la voce del buon Vittorio Ballerio, non sia invecchiata per nulla, risultando sempre profonda ed estremamente personale, assolutamente in linea con quello che si poteva sperare. “Cluny Calls”, seconda canzone dell’album, continua più o meno dove era finita la precedente, e ci “ricopre” di veloci riffs di chitarra e di una quantità industriale di doppia cassa: la song mi ha ricordato da vicino, tra le altre cose, il doom epico dei nostri Doomsword, meno esasperati vocalmente, rimanendo dunque leggermente più sobri.
“Choral Prelude” è il secondo strumentale che si incontra nel disco, funzionando anch’esso da preludio per la title-track, nella quale ancora una volta l’epic la fa da padrona, questa volta senza influenze da altri generi musicali. Si prosegue così con la rocciosa “Beloved Jerusalem”, pezzo dotato di grande feeling e di splendide linee di basso, e la semi-ballad “Heap Of Bones” ricca di pathos ed interpretata alla grande da un sublime (passatemi tutte queste lodi) Ballerio. Lodevoli in quest’ultima traccia anche le linee chitarristiche, poco distorte e che contribuiscono notevolmente ad impreziosire il tutto.
Si torna al epic-doom con “Dethroned In Shames”, che pur non aggiungendo nulla di speciale all’album, si presenta comunque come un pezzo di qualità, molto “in your face”, dotato anche di un bel solo di chitarra verso la metà. “Darts Of The Wind” alterna momenti più veloci ad altri molto più delicati, aggiungendo un altro pezzo di valore ad un album d’alta qualità. Si torna a pestar pesante con “Different Times Different Places”, che si riallaccia a quanto sentito nella II e nella III track ma con risultati leggermente meno gradevoli, a causa di una melodia non troppo appassionante.
Il brano recitato “Declained Prelude (The Bread And The Water)” ci trasporta così all’ ultima song del cd “Ten Wiles (Much More Than Begged Mercy)” nella quale gli Adramelch danno sfogo a tutta la vena progressive, mostrandosi in grado di poter disegnare ritmiche e melodie complesse, senza mai risultare stucchevoli e fastidiosi.
Graditissimo ritorno dunque, quello dei milanesi, sperando che anche questa volta non si debba aspettare altri 15 anni per vedere un seguito a questo "Broken History".
Tracklist
1) Fantasia I
2) I ll save the world
3) Cluny Calls
4) Choral Prelude
5) Broken History
6) Beloved Jerusalem
7) Heap Of Bones
8) Dethroned In Shame
9) Darts Of Wind
10) Different Times, Different Places
11) Declained Prelude (The Bread And The Water)
12) Ten Wiles (Much More Than Begged Mercy)
13) Conclusion
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