In effetti di questo film ci sarebbe da dire ben poco.

Se non che la Basinger è veramente stra-faiga all’ennesima potenza.

Nella fotosintesi aurea, in pratica una semiDea dell’Amore e della Bellezza. Fresca e copulata dalla spuma dei mari e dall’impeto dei Venti.

La Dea in tutto il film è tremula e carnosa e queta se ne sta in piedi sopra la vulva di una conchiglia, pazza e perfetta come una Perla.

Micco Rourke invece ha un passo indecente e mono espressivo as usual e la sua interpretazione è ancora acerba ed ai livelli dei suoi natii bassifondi portoricani.

Ancora lontane sono le luciferine interpretazioni di Angel Heart e soprattutto di The Wrestler che da micco lo eleveranno al rango di attore decente ma in quanto tale perché miracolato dal tocco della santità di Their Satanic Majesties Request R. De Niro aka Louis Cyphre.

La trama è na cozzaglia di luoghi comuni del Bel Paese stellastrisciato reaganiano, di cottage strafaighi a Manhattan, di iconiche ed interminabili passeggiate nei pressi di Coney Island (quando si tromba?), di vuoti pneumatici diurni e serali sparsi tra le spoglie ed eleganti mura domestiche.

Tra discorsi che rimpallano ad vitam senza una via d’uscita. Una fuga dal reale che alla fine degenera anche essa nella noia mortale, anche senza divano e telecomando, si pensa di essere sospesi dal reale nell’alcova dei sensi con un angelo biondo, ma niente Paradisi perduti né Peroni, ma solo fugaci illusioni ed anime perse. Come Rourke broker stupid che con il suo inseparabile Armani trench non sapendo ancora volteggiare da divo goffo saltella e rincula di continuo per terra, quasi strisciando come un serpente. Del resto la regia era di Adrian Lyne, lo stesso regista di Flashdance, per rendere l’idea, la volpe bianca che mette in discussione lo standard sociale 80’s con la beffa di tutti i crismi e l’estetica di quegli anni, il montaggio ruffiano e MTV oriented, la colonna sonora che sculetta ma con classe, e soprattutto la fotografia estetizzante di Peter Bizou.

Con la Grande Mela che diventa panorama oleografico e di notte labirinto infuocato di nascondigli e sottopassaggi inondati dalle acque e nei quali John ed Elisabeth fasciati ed abbagliati da spade di luce, alla fine trombano come dei ricci.

I loro sguardi si incrociano per la prima volta davanti ad un bancone di un bar; Elisabeth in pratica casualmente sbatte proprio contro il petto di John, che grazie a questo contatto la nota. Rourke ha difatti la mono espressione facciale tipo il personaggio di Ciclope negli X Men e grazie a questo contatto la nota, altrimenti magari non si sarebbero manco conosciuti e forse sarebbe stato meglio per tutti.

Ovviamente come accade anche in questi giorni anche allora abbiamo avuto una infinità di radical chic con la visione ottusangola della realtà, i quali ovviamente presero sul serio questo divertissement di Lyne per andarci giù pesanti con analisi psicologiche e introspezioni rettali ed anali sulla presunta profondità dei due sotterranei amanti.

Tanto rumore per nulla quindi, per un videoclip di 90 minuti ad alto contenuto estetico, con luci soffuse e giochi soft core, corpi cosparsi di panna e seni stropicciati da cubetti di ghiaccio, il crooner più svogliato di Bryan Ferry convocato a gettone ohh quanto sono potenti queste benedette forze inconsce nelle relazioni sentimentali e quanto possono essere distruttive, ohhh Elisabeth ohhh.

Che poi alla fine se si concentravano su un bel pornazzo, magari con Joe Dalessandro come terzo incomodo attivo/passivo magari sarebbe stato anche meglio.

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