E' un po' di tempo che manco da Debaser in veste di recensore, ho deciso di ritornare con il mio gruppo hard rock preferito, gli Aerosmith (non si era mica capito eh?). Il disco qui trattato è molto raro (l'ho trovato per caso su emule) e dico subito che non vuole essere la classica recensione in più giusto per non farsi mancare niente, ma a me sembrava giusto scrivere qualcosa su questo unplugged poco conosciuto, anche per parlare di un lavoro che non tutti conoscono e chissà che non potrebbe incuriosire qualcuno...

Incomincio dicendo che le operazioni di MTV non mi sono mai state particolarmente simpatiche, soprattutto i live unplugged (in versione acustica) e ritengo che l'unico che ho ascoltato per intero e mi è piaciuto non poco è l'ormai famosissimo "Unplugged in New York" dei Nirvana. In cui tra pubblico e gruppo si crea un pathos intenso. Dai Nirvana andiamo al nostro soggetto, gli Aerosmith. Premetto che delle notizie di cronaca del prodotto ho trovato pochissimo, solo che fu registrato a New York durante l'anno 1990, neanche la certezza che sia stato organizzato da MTV.

Ascoltandolo, la prima cosa di cui ci si rende conto è che il gruppo non è sicuramente adatto per un evento di questo tipo: infatti per quasi tutta la durata dell'esibizione non si crea quel pathos che a mio parere dovrebbe essere la caratteristica principale in un live acustico. Il più spaesato è Tyler, il quale prova fatica nel tenere la voce più bassa per non sovrastare le chitarre e non sempre ci riesce. Joey Kramer dietro la batteria ha più o meno lo stesso problema, alcune volte colpisce troppo violentemente. Il punto di forza del gruppo si trova negli strumenti a corde, bravi Tom Hamilton al basso e Brad Whitford alla chitarra ritmica, azzarderei un eccezionale per Joe Perry alla chitarra solista, è lui che riesce a dare il tocco originale all'occasione.

Altro punto a favore è che grazie alle chitarre acustiche si riesce ad ottenere un'impronta più blues-rock'n'roll classico in gran parte delle canzoni eseguite. Specialmente alle consuete cover del gruppo, ovvero "Train Kept a Rollin", "Smockestack Lightning", "Big Ten Inch Record", "Love Me Two Times" e "Walkin' the Dog", avremo un ulteriore avvicinamento agli originali. Di sicuro curiose, ma senza infamia nè lode sono "Last Child" e "Hangman Juri". Rivisitate in versione blues troviamo "One Way Street" (eccezionale) e "Milk Cow Blues". Unici momenti in cui si sente un pathos che arriva dritto al cuore sono "Dream On", molto veloce e "Season of Wither", in cui si può trovare un Tyler che con la voce colpisce al cervello. Curiose, ma indubbiamente fuori luogo sono "Monkey On My Back" e "Toys in the Attic", in cui non è stato tentato alcun arrangiamento intelligente e risultano il punto più basso del disco.

Per finire dico che gli Aerosmith non sono fatti per live di questo tipo, devono sprigionare energia e il cantante dimostra che non ha molta facilità nel cantare più basso, come invece riesce a sparare su note altissime.

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