"Invisible circles": un capolavoro targato After Forever. Un concept suddiviso in dodici episodi che parlano della vita umana, rappresentata da un cerchio invisibile nel quale dimorano ambizioni, sbagli, odio, rabbia, amarezza, frustrazione e ricordi dolorosi... Un cerchio che sviluppandosi ne descrive altri, simili e concentrici, chiudendosi attorno a noi, finendo per inghiottirci in un vortice eterno. Attraverso la storia della protagonista del concept troveranno voce anime ferite che non hanno mai avuto il coraggio di parlare; anime oscure e fragili che cercano un senso alla propria esistenza ma vedono sfumare qualsiasi possibilità di riuscita. Questa ferita è sempre lì: tangibile... nel cuore e nell'anima. E ad ogni litigio, ad ogni scontro, gelidamente essa verrà squarciata.
Nati in un contesto dove un sentimento come l'amore viene pugnalato alle spalle per lasciare spazio all'ambizione e consapevoli di essere venuti al mondo senza essere desiderati, siamo accusati di tutti i mali che affliggono coloro che dovrebbero amarci, e, invece, non fanno che riversare su di noi il proprio dolore, creando prima perplessità e sensi di colpa e poi odio. Per dimenticare il rancore non resta che cercare un appiglio, ma tutto ciò che ci circonda è intriso di falsità. Tv e computer non fanno altro che illuderci di aver trovato un barlume di serenità. La voce interiore si fa spazio e prova ad urlare il suo oscuro presagio, ma si trova ad affrontare un carattere testardo, che non le darà ascolto. Allora il presagio diventerà realtà, e volti amici, tutto ad un tratto, si trasformeranno in ghigni malefici sempre pronti a farci male. È un tunnel oscuro, un incubo senza via d'uscita destinato a ripetersi, ma dobbiamo tuttavia affrontarlo, perché il dolore è cieco e non guarda in faccia nessuno. Consapevoli del fatto che tutti gli sbagli che gli altri hanno commesso, saranno gli stessi che noi faremo in futuro, quando spingeremo altre vite, altre vittime nell'eterno vortice di odio da noi stessi creato.
A livello musicale la band subisce un cambiamento radicale rispetto al precedente "Decipher", in quanto le emozioni che questa storia vuole trasmettere non facevano parte della musica degli After Forever del passato, ancorati alla vena neoclassica di Mark Jansen, il quale, dopo la dipartita, ha avuto la possibilità di esprimersi al meglio con gli Epica. Le partiture sonore della band sono ora a cavallo tra il progressive, il gothic ed il death metal ed incorporano i migliori aspetti sinfonici del passato. Finalmente anche basso e batteria trovano il proprio spazio ma la vera sorpresa sono le chitarre, le quali si spingono spesso ai limiti del death. La tecnica non è sempre messa in primo piano, ma le doti di Sander Gommans e Bas Maas sono indubbie. Vengono inoltre aggiunti samples cinematografici (nella mente della protagonista risuonano gli echi di un'infanzia dolorosa: le voci degli altri bambini, che non sembrano minimamente sfiorati da sentimenti negativi, sono limpide e inquietanti, così come il suono di un carillon che svanisce nel nulla, simbolo di un'innocenza che in età prematura ha trovato la propria morte) e dialoghi recitati dal devastante impatto per dare un aspetto più realistico all'opera (come spezzoni di un film visto tanto tempo fa, tornano alla mente litigi, urla e porte che sbattono). Superbe sono le partiture orchestrali, che abbandonano l'aura mistico-ecclesiastica degli album precedenti per diventare impetuose nelle strofe e nei refrain ma anche ariose nel creare aperture atte a ridare fiato all'ascoltatore, come in "Digital deceit". Prezioso è l'apporto delle tastiere, che trovano il proprio apice compositivo in "Eccentric", drammatica ballad che racconta dell'animo afflitto alla disperata ricerca di una via di fuga tra gli occhi impietosi della gente. La varietà di stili vocali utilizzata ha dell'incredibile; farebbe perfino invidia a certi progster montati, che per le proprie opere monumentali chiamano all'appello un corteo di ospiti ad interpretare una vastissima gamma di linee vocali che non sarebbe copribile da un singolo cantante. Al cospetto degli After Forever la portata di tale problema è ridicola. Lo scream è più rabbioso, crudo e spietato che mai, ma la vera protagonista vocale è Floor Jansen, detentrice della miglior ugola femminile in ambito metal. La giovane singer dà sfoggio di un talento impareggiabile che le permette di passare con estrema disinvoltura da impressionanti tonalità da soprano ad altre grezze ed aggressive, puramente rock, fino a parentesi soffuse nei momenti più riflessivi, intimi e sofisticati. Perfino le qualità inequivocabili (ed incontrastate fino all'uscita di "Invisible circles") di Tarja Turunen spariscono di fronte ad una performance come quella cesellata dalla collega olandese in "Sins of idealism". A dar man forte alla meravigliosa performance della cantante si aggiungono, oltre ai grunts di Gommans, magniloquenti cori polifonici e, in rara sede, la bella voce pulita (di stampo prog-power) di Bas Maas.
Inutile cercare un pelo nell'uovo o fare un'analisi di ogni singola traccia. Il metal sinfonico con voce femminile (attenzione, nonostante le due realtà musicali vengano spesso confuse, qui non si sta parlando di Gothic Metal) ha sicuramente prodotto realtà di dubbio valore (tra le quali vorrei citare gli irritanti Edenbridge, i pacchiani Nemesea, i freddi Leaves' Eyes e gli imbarazzanti Xandria), ma, nel 2004, con l'uscita di album come quello in questione e "Once" dei Nightwish, è diventato un genere dall'alto tasso qualitativo (nonostante sia stato riscontrato un calo evidente negli anni successivi). Ascoltate con attenzione i dodici episodi di questo album, leggetene i testi e cercate di andare anche oltre la musica. Questi sono gli unici consigli che mi sento di dare agli ascoltatori di fronte ad un simile masterpiece. Impeccabile da qualsiasi prospettiva musicale venga analizzato, ma, soprattutto, profondo ed emotivamente pesante. Talmente pesante da poter risultare, a tratti, insostenibile.
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