Al mio arrivo, hanno già suonato One Dimensional Man, Yuppie Flu e Marco Parente, ed Agnelli ha già fatto un apparizione al piano durante il set di quest'ultimo insieme a Cristina Donà. I primi che riesco ad ascoltare sono i Linea 77, cantano sia in inglese che in italiano, e propongono un hardcore d'impatto degno delle produzioni oltreoceano. Seguono i Perturbazione, che alternano ballate a numeri indie pop in stile Housemartins, con testi minimali e spesso ironici, e confermano quanto di bene si dice di loro: Agosto anche dal vivo è una canzone bellissima. Cristina Donà, parte in modo poco incisivo con Il mio giardino, ma subito ingrana con Truman Show, Thriathlon e Invisibile, rivelandosi il set più interessante: we want more, ma anche qui sarà per una prossima occasione. Dopo gli MCR, con le classiche canzoni da saltello, sempre divertenti, per quanto non sia il mio genere. Morgan dei Bluvertigo, improvvisamente in mood da simpaticone, presenta un palco a dir poco circense, sul quale spicca Megahertz, omino stile Kraftwerk (o Interpol?), che si occupa di tastiere vintage e moog: piacevoli i singoli, notevole l'improvvisazione al pianoforte sulla coda di Altrove, un po' confuse le altre canzoni.
É quindi il turno dei PGR: cantano Cupe Vampe, Unità di Produzione. Le due voci di Ferretti e Ginevra Di Marco creano un'atmosfera magnetica, magicamente lugubre, ma alla terza canzone ho una sensazione di soffocamento e devo scappare fuori per riprendermi con gli effluvi di salamella dell'adiacente festa dell'Unità: c'è poco da fare, io la morte me la immagino con la faccia di Giovanni Lindo Ferretti.
Rientro sul termine dei Marlene Kuntz ed ho così perso l'ennesima occasione per imparare ad apprezzarli. Finalmente è il momento degli Afterhours che eseguono i loro classici: Milano Circonvallazione Esterna, 1996, Male di Miele, Non è per sempre. Siamo al duetto su Quello che non c'è, e come indicato sul manifesto con un inquietante featuring, arriviamo al tentativo di sdoganamento - clamorosamente fallito - di Elisa presso gli indie rockers italiani. Un imbarazzante abbozzo della melodia fa pensare che non abbia fatto neanche lo sforzo di ascoltarsi la canzone una volta sull'autoradio in macchina venendo al concerto, ma Agnelli copre tutto con baci e abbracci e in un atto di pietà la passa le maracas pur di trovarle un ruolo meno scomodo. Meglio la presenza di Federico Zampaglione dei Tiromancino, che dà un ottimo supporto di chitarra sul finale della canzone e viene ripagato con una splendida esecuzione collettiva di Per me è importante, anche se la sua voce si presta ad atmosfere più intime e non regge il confronto con la potenza di quella di Agnelli.
Seguono gli esami di riparazione di Elisa, che si gioca il recupero con l'esecuzione voce e piano delle sue Lullaby e A little over zero: che dire, per quanto assolutamente fuori contesto, la ragazza è brava, ma può impegnarsi di più. Si termina con Dentro Marilyn, con una Cristina Donà che invece dà lustro ad una canzone già splendida e sul palco forma con Agnelli un duo davvero affiatato.
Finale con le band al completo sul palco, tutti a ringraziare Agnelli, che non si nega un meritato momento autocelebrativo, senza fingere una modestia che non gli appartiene. Torno a casa carico di cd (ottima l'idea dello stand con il catalogo CD a prezzo ridotto) e con la voglia di ascoltare i gruppi di oggi confrontarsi con tempi più lunghi: il festival ha centrato il suo bersaglio.
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