L'aveva detto, il Ducoli, che aveva l'intenzione di rimettere mano ai nastri del vecchio "Lolita", l'album che ha rappresentato il suo esordio su CD nel 1996. Quello che non aveva preannunciato è che l'intenzione era quella di rivisitare i pezzi di quel bel disco, originariamente molto jazzato, in chiave elettronica, una cosa un po' difficile da aspettarsi da un tipo come lui.
Fa infatti un po' specie pensare ad Alessandro Ducoli in mezzo a un techno raver studio a registrare questi pezzi, ma il risultato che ne viene fuori è sicuramente interessante ed affascinante, visto che nella nuova versione le canzoni non perdono un'oncia del loro significato e del loro fascino, anzi, in certi casi ci guadagnano, come in "Benny Jag Blue", dove viene accentuato e messo in evidenza il ritmo reggae, che peraltro non è presente solo qui.
Tra i miei preferiti, sicuramente "Luna ubriaca", con voce filtrata e un ritmo ipnotico, "Nuda e cruda", e "Sapore nero", che personalmente mi ricordano il Tom Waits più sperimentatore e folle.
Tutte le canzoni sono poi accompagnate dalla descrizione minuta del tipo di whisky adatto all'ascolto di volta in volta.
Per coloro che si dovessero scoraggiare davanti a un ascolto così inatteso, niente paura: c'è sempre il "Lolita" vecchio, denominato "Middle Cut", visto che è l'imbottigliamento che viene dall'alambicco (cioè l'originale). Invece la "1st release" (che poi sarebbe "Lolita's malts") è la prima distillazione dopo l'invecchiamento di 11 anni.
Io non sono un intenditore di whisky, ma una bottiglia invecchiata di 11 anni dovrebbe essere al punto giusto, no? E allora, alla salute!
P.S.: Ogni canzone è anche accompagnata da un racconto scritto dallo stesso Alessandro Ducoli. Non credo che Sandro se ne avrà a male se ne "posto" uno.
Cupido è un pazzo
Il carnevale. La festa più grande del mondo. Uguale ad ogni latitudine. Diverso a Venezia. Le maschere tornano a casa a mezzanotte! Fino ad un minuto prima la città è invasa da gente che sostiene che il divertimento è l'unica gioia del mondo. Il minuto dopo le strade si svuotano. Neanche fossero tutti vestiti da Cenerentola.
Restavano aperti soltanto due posti in tutta la città. Oltre ovviamente al bordello di Campo Santa Margherita. Altro che sfilate istituzionali di Colombine invecchiate e Casanova con un piede nella fossa. Santa Margherita è il Carnevale dei fiori! Anche Hemingway si unirebbe ai disperati della post mezzanotte dopo aver realizzato che sotto ai suoi cari leoni si celebra qualcosa che non è più il carnevale. Io ho fatto lo stesso. Ovviamente non perché penso di essere come Ernesto ma perché non conosco Venezia e le sue tradizioni. Sono ignorante, insensibile, qualunquista, distratto e inqualificato. Del resto ero affetto dalla più classica delle malattie giovanili. L'allergia alle istituzioni, compreso l'istuzionale carnevale veneziano. L'unica cosa che sapevo di Venezia era che la "ombra" del campanile teneva fresco il vino d'estate. "Il resto lo imparerò col tempo".
Ero vestito da Dude. Fatto a misura. Osservavo con grande passione gli effetti che provoca il carnevale su quelli che vogliono essere i primi. Arrivano dopo. Non reggono il ritmo. La festa ti distrugge se lasci che siano le tue convinzioni a decidere il passo. Nella piazza c'era una maschera a forma di asso di quadri. Osservava il casino con l'identico stile di Dude. Chi osserva le cose nel tuo identico modo molte volte è fatto apposta per te. Devi solo capire se pensa che piazza San Marco sia meglio svuotata da tutta la gente distratta e soprattutto se accetta l'invito di andarsene in giro per questa città a cercare i fantasmi sopravvissuti alla mezzanotte. Un lungo tragitto riempito di angoli pieni di insidie e di ombre accoglienti. Appoggiare le spalle sui muri e scambiarsi qualcosa. Arrivare a San Marco e dividere l'alba con altri ectoplasmi. La piazza adesso è esattamente quella che immaginavo. Venezia.
Carico i commenti... con calma