"In Intrigo Internazionale, la ragazza manda Cary Grant ad un appuntamento nel quale, noi sappiamo, qualcuno tenterà di ucciderlo. In questo caso, un clichè sarebbe quello di mostrare l'uomo in attesa all'angolo di una strada, illuminato dalla luce di un lampione, mentre l'asfalto è lucido per la pioggia appena caduta; poi si passa all'inquadratura d in volto che scruta dalla finestra, quindi a quella di un gatto nero che cammina rasente il muro. Ed ecco che arriva una limousine nera. Io dico no. Io ambiento la scena in un campo aperto, con il sole che splende e nessun luogo in cui rifugiarsi. E che tipo di atmosfera ho creato? Un'atmosfera sinistra. Non v'è alcun segno che indichi da dove possa provenire la minaccia, ma alla fine questa arriva sotto forma di un aereo per la disinfestazione dei campi. Qualcuno dall'interno dell'aereo spara a Cary Grant e lui non può nascondersi da nessuna parte" (Alfred Hitchcock).

Eccola qua, una delle più grandi rivoluzioni cinematografiche. Con "Intrigo Internazionale", Alfred Hitchcock ridisegna i contorni della suspense e della tensione, mandando letteralmente a "puttane" tutto ciò che, fino a questo film, veniva dato per scontato. Ribaltà cioè i clichè del racconto narrativo: crea un atmosfera cupa, preoccupante, angosciante, insostenibile, senza utilizzare nessun espediente classico del cinema d'azione, niente inseguimenti, niente pedinamenti, ma lasciando semplicemente un uomo, Cary Grant, in mezzo ad un campo di grano, per 7 minuti, in attesa che succeda qualcosa. Già, ma cosa?, si chiede lo spettatore. Attraverso abilissimi movimenti di camera, Alfred Hitchcock riesce a creare la suspense grazie a lunghi campi effettuati con la mdp, controcampi, dolly, carrellate più o meno repentine, (132 inquadrature!), la faccia un po' intontita di un grandissimo Cary Grant, eppure, lo spettatore, teso ad aspettare l'evento, sta solo assistendo ad un inquadratura di un campo di grano. Geniale, da ABC della regia.

Poi c'è la storia, perfetta e pulita come solo una sceneggiatura di Ernest Lehman poteva essere, armoniosa come un inseguimento fatale sul monte Rushmore (rigorosamente ricostruito in studio), con l'esplicita metafora sessuale che chiude il film (un treno che entra dentro una galleria), con battute e sottointesi amorosi da primo della classe, con un ritmo che non cala dall'inizio fino alla fine, con intrighi (come suggerisce il titolo), spie, false identità, e quei magistrali 7 minuti, che hanno fatto di "Intrigo Internazionale", il più grande film di Alfred Hitchcock, come riportato da tutti i critci più prestigiosi da 40 anni in qua.

Il modo di concepire la tensione, non sarà più lo stesso. La paura dell'ignoto, asse portante di tanti film moderni, ha radici antiche. Parte da qua. E chi l'ha detto che per fare la rivoluzione ci vuole un sacco di tempo, quando la si sa fare, bastano 7 minuti.

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