"Merdre!"

Sì, proprio "Merdre!": la prima battuta della prima scena del primo Atto dell' "Ubu Re", neologismo - fusione di mère (madre) e merde (merda) - evacuato in faccia ai benpensanti parigini della Belle Epoque e grido di battaglia con cui Jarry ha sempre assaltato lancia in resta tutte le convenzioni teatrali e letterarie della sua epoca.

Chi era Padre Ubu? Semplicemente il borghese secondo Jarry. Un essere fradicio di idiosincrasie puerili, vile con i potenti e spietato con i subalterni, crapulone per indole e patafisico per studi, marionetta caricata a molla che incarnava tutto il grottesco della massa beota e che - sulla scena - viveva la sua commedia vomitando idiozie e non arguti motti di spirito.

Nella sua ingordigia senza fondo Padre Ubu ha addirittura ingoiato anche il ricordo che i posteri hanno avuto - e continuano ad avere - di Alfred Jarry ed il ciclo delle sue commedie ("Ubu Re", "Ubu Cornuto", "Ubu Incatenato") oscura tutto il resto della sconvolgente produzione letteraria del suo autore.

"I Minuti di Sabbia Memoriale" tecnicamente è una raccolta di poesie, ma come ogni cosa scritta da Jarry sfugge e rigetta ogni incasellamento, ogni banalizzazione, ogni qualificazione che possa etichettarla in modo definitivo.

Per questo provare a parlarne è così difficile.

Potrei dirvi - appunto - che è una raccolta di poesie. Ma non sono rari i pezzi in prosa pura e anche di falsa-prosa che "nascondono" al loro interno strofe ritmate da una precisa deontologia lirica.

Potrei dirvi che si sente l'influenza di Mallarmé per l'invenzione linguistica, la precisione sintattica e la polisemia esasperata. Ma il vocabolario di Jarry vira decisamente sull'alchemico spinto e il climax generale è pregno di un gotico denso e oltremondano dove le pagliuzze di un'ironia dissacrante brillano in filigrana ad ogni pagina.

Potrei dirvi che in "Haldernablou" - capolavoro del libro - si sente la morbosità allucinata della favella di Lautréamont. Ma il pezzo in questione si spinge addirittura oltre la prosa poetica dell'eretico montevideano: se la costruzione formale è quella di una pièce teatrale in due Atti (con il corollario di precise note di regia), la trama praticamente nulla e la preponderanza delle "sensazioni" dei personaggi sull'azione fisica ne fanno sostanzialmente un poemetto sui generis.

Non mancano nel libro riferimenti autobiografici ben precisi anche se costantemente deformati e riferiti ad altro. Una tecnica che Jarry avrebbe sviluppato in seguito ne "L'Amore Assoluto" dove la narrazione mistico-blasfema-incestuosa della vita di Cristo era il pretesto per parlare della sua infanzia in Bretagna (o forse era piuttosto il contrario?).

"I Minuti di Sabbia Memoriale" sono scanditi da una sensazione di viaggio senza fine; un viaggio in cui il lettore è alla mercé della "scienza delle soluzioni immaginarie"; un viaggio in cui non solo può succedere tutto e il contrario di tutto, ma spesso le due cose accadono contemporaneamente. Un viaggio, in fondo, non molto difforme da quello delineato dalle "Gesta e Opinioni del Dottor Faustroll, Patafisico".

Difficilmente un autore fu più incompreso ed ignorato in vita quanto saccheggiato e idolatrato da morto.

Difficilmente un uomo fu più coerente nella concezione di una vita che tutto ha sfidato, rifiutato ed irriso.

Agonizzante nel suo letto di morte - a soli 34 anni - a chi gli chiedeva se non avesse voluto un curé (un prete) per comunucarsi, Jarry rispose che avrebbe preferito un cure-dents (uno stuzzicadenti). Furono le sue ultime parole.

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