Un iraniano (all'epoca trentasettenne) nel 2018 gira un film in Svezia tratto dal racconto “Confine” pubblicato tredici anni prima, da uno scrittore horror svedese, tale John Ajvide Lindqvist (guarda caso trentasettenne pure lui quando lo scrisse) definito come lo Stephen King scandinavo.
Tina è una poliziotta che lavora alla dogana dove le sfilano davanti ogni giorno uomini e donne con valigie e borse da viaggio, il suo incarico è fermare i sospetti e lei svolge il suo lavoro indefessamente, la sua peculiarità è individuare chi possiede alcoolici in sovrappiù, e droghe varie occultate nei bagagli o addosso, tramite un senso molto sviluppato ovverosia l'olfatto e raramente sbaglia.
Il suo istinto fuori dal comune umano sentire le permette di avvertire il senso di vergogna, rabbia o paura delle persone che le si avvicinano.
Finchè un giorno incontra Vore un suo simile (un sedicente appartenente ai Troll) e... il resto lo scoprirete solo guardando il film.
Nelle varie riprese si vedono fantastici paesaggi nordici a volte piovosi e brumosi, coi loro boschi e stagni, e l'atmosfera spesso cupa non preannuncia nulla di buono, si rimane sconcertati da quel che succede e non ci si capacita di quel che si viene a vedere.
Ci sarebbe molto da dire delle diverse situazioni psicologiche, sociali, e sociologiche ma io sono la persona meno adatta a trarre conclusioni in quei termini e riuscire a metterle per iscritto.
Posso solo dire che il finale dopo quello che sembrava il finale è inaspettato e lascia abbastanza sconcertati, e niente...
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