Partiamo da una semplice domanda:
può, uno dei lavori meno noti di un artista, essere il capolavoro assoluto di tale artista?

Vincent Damon Furnier, in arte Alice Cooper, dopo aver pubblicato l'acclamato ''From The Inside'', si trovò improvvisamente in un periodo di crisi. . . crisi dovuta principalmente a tutti i vizi e gli eccessi che, oltre a mortificare il corpo, incidevano pesante anche sul fattore creatività.
Nel 1980 lo possiamo già vedere in veste di cantante new wave. Nonostante ciò, il disco che ne esce, ''Flush The Fashion'', è decisamente gradevole. L'hit minore Clones (We're All) ottiene persino un discreto successo radiofonico.
L'anno successivo attua un'altra inversione di tendenza con l'altalenante ''Special Forces'', che ci mostra Cooper in versione cartoon militare. Si tratta di un album che, a composizioni di alto livello (Who Do You Think We Are, Prettiest Cop On The Block e Vicious Rumours), ne affianca altre che si avvicinano pericolosamente allo zero assoluto compositivo (You Want It You Got It e You're A Movie).
I primi segni di ripresa si possono notare in ''Zipper Catches Skin''. Musicalmente, si tratta di un prodotto decisamente positivo (vengono mischiati gli elementi migliori dei due album precedenti). . . tuttavia viene penalizzato da testi umoristici generalmente non all'altezza.

Ma è con lo sconosciuto, nonché totale flop commerciale, ''DaDa'' (1983) che Alice Cooper ci regala un autentico capolavoro. . . probabilmente la sua opera migliore.
Già dalla copertina, basata su quadro di Salvador Dali, possiamo capire di essere di fronte a qualcosa di speciale e differente.

Ad aprire le danze troviamo la titletrack DaDa. Immediatamente notiamo l'utilizzo delle percussioni computerizzate create col Fairlight, uno dei primissimi campionatori usati nel mondo della musica: le programmazioni sono affidate al produttore Bob Ezrin. Tornando al brano. . . DaDa presenta un ritmo molto atipico: la perfetta combinazione tra elettronica e tastiere, unite ad un dialogo introspettivo (al quale si aggiunge una bambina che sussurra il titolo a ritmo regolare), danno al tutto un'atmosfera cupa, claustrofobica, ed allo stesso tempo surreale.
Segue l'ottima Enough's Enough, che brilla sia nell'aspetto musicale (magistrale l'uso di una melodia allegra per raccontare un fatto drammatico), che nell'ironia noir del testo:
''Enough's enough's enough's enough
When my mother died, she layed in bed and cried: 
I'm going to miss you, my brave little cowboy
I saw my father smile (a smile he tried to hide)
He told me: Son, I've really got you now, boy.
So, come on, little cowboy ''

Altro momento di grande spessore è Former Lee Warmer, dove si può vedere una forte impronta di Bob Ezrin: le melodie infatti sono tetre ed inquietanti. Molto interessante è l'accoppiamento tra batteria analogica e drum machine. . . accoppiamento che dà una sonorità eccentrica, ma allo stesso tempo molto piacevole.
La successiva No Man's Land risulta, ad un primo ascolto, parecchio difficile da descrivere. Ha un piglio ed un ritmo punk, mitigato da una buona dose di pop. . . indubbiamente si tratta della canzone più lineare ed orecchiabile del disco.
Trionfo di percussioni digitali è invece Dyslexia, capolavoro dal ritmo regolare come un orologio (ma allo stesso tempo sincopato) e trionfo del non-sense. Qui la dislessia non si ferma ai problemi di lettura e scrittura, ma coinvolge ogni tipo di percezione: il mondo risulta così essere un puzzle scombinato.

Si sale ancora di livello con il vero e proprio highlight dell'album, Scarlet And Sheba. Aperta da un inquietante duello tra tutti gli gli strumenti, sfocia dopo un minuto abbondante in una melodia vigorosa e graffiante. Meraviglioso è il ritornello dove Cooper canta, in maniera cruda e critica, la corporeità e la carnalità del sesso:
'' I just want your body, Sheba
I don't want your brain
Scarlet gets what's left of my remains
I just want your body, Sheba
You lock me up in chains
Scarlet, she can referee the game ''
Il brano inoltre può vantare uno dei migliori assolo di chitarra di tutto ''DaDa''.

I Love America si presenta molto simile alla precedente No Man's Land. Il brano parla in modo satirico di tutti quei clichè e luoghi comuni che vengono affibbiati agli Americani. . . il tutto, per suscitare maggiore ilarità, è arricchito dai suoni campionati di spari, auto che sgommano, cavalli che trottano. . .
Stiamo giungendo verso la fine: al penultimo posto troviamo l'altra perla, Fresh Blood, che si mette in luce come una genuina miscela tra le atmosfere di Dyslexia ed il synth-pop che furoreggiava all'epoca. Nel brano, ed in modo particolare negli ultimi due minuti, trova anche spazio una pregevole sezione cantata da un gruppo di coriste.
La chiusura è affidata a Pass The Gun Around. . . probabilmente la composizione più famosa (ovviamente si tratta di una fama relativa) dell'album. I ritmi e le atmosfere sono le stesse di Scarlet And Sheba, segno di altissima qualità. La canzone, dopo cinque minuti abbondanti, viene bruscamente interrotta da un boato digitale, a cui segue una bambina che sussurra ''DaDa'' (esattamente come nella prima traccia, DaDa). . . è la volontà di chiudere questo cerchio perfetto.

Dopo tutte le parole che ho speso per descrivere quest'opera non posso far altro che riconfermare di essere in presenza di un capolavoro, un LP per palati raffinati. Indiscutibilmente una delle migliori produzioni degli anni '80.
Piacerà sicuramente anche a coloro che non amano questo personaggio: ''DaDa'' infatti si discosta parecchio da tutto ciò che Alice ha fatto prima e, soprattutto, da quello che farà in seguito. . . segno di un momento di incredibile ed irripetibile ispirazione da parte di Mr. Cooper.

Per concludere. . . tornando alla domanda iniziale ''può, uno dei lavori meno noti di un artista, essere il capolavoro assoluto di tale artista?''
Se si tratta di Alice Cooper, la risposta non può essere altro che un secco sì!

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