2007, sono passati cinque lunghi anni dalla morte di Layne Staley... L'eroina aveva deciso di portarci via un altro eroe degli Anni 90, dopo che Kurt Cobain e Jeff Buckley (anche se per motivi diversi!) ci avevano lasciati "orfani" e senza punti di riferimento. Layne era tormentato da lungo tempo dallo spettro della tossicodipendenza, tanto da fare di "Dirt" quasi un concept sul'argomento..

1999, esce uno dei best of degli Alice In Chains, "Nothing Safe", i fan sperano, invano, in un nuovo inizio perchè dopo l'omonimo del 1995 la band non era più entrata in studio: le ultime uscite erano state l'"MTV Unplugged" (1996), con un Layne magro, tormentato e con tanto di occhiali da sole, ma ancora capace di stregare con la sua voce peculiare, ed un buon esordio solista per Cantrell, "Boggy Depot" (1998).

Sono passati quasi vent'anni ed eccoci a guardare con nostalgia i tempi di "Facelift", quando la notte prima della registrazione, la band dorme fuori dallo studio sulle custodie degli strumenti per paura di odiosi furti... Una tra le band più osteggiate dai puristi di quello che era stato definito "grunge", accusata di essere troppo lontana dal punk e troppo attenta agli introiti economici, dimostra, in realtà, una coerenza artistica e tematica invidiabile, oltre ad una perizia tecnica rara tra i gruppi di Seattle che le regalano legioni di fan devoti al verbo dell'angelo caduto Layne.

La raccolta spazia tra tutti gli album pubblicati, offrendo hit conoscuiutissime alternate da demo e live: "We Die Young" resa più cattiva di quella "metallicheggiante" dell'album e i live di "Rooster", registrata nel 1996 con una melodrammaticità ed una carica da far impallidire la pur eccellente versione di "Dirt", e "Got Me Wrong", tratta dal celeberrimo live acustico con le voci di Layne e Jerry che si rincorrono e si sostengono. L'unico vero inedito è "Get born Again", ipnotica e massiccia, ma priva di quell'incisività che caratterizza altre perle della band. Per la gioia dei fan vengono inanellate anche la splendida "Down In A Hole", ballata di innegabile melodia e lirismo "dedicata" allo sprofondamento sempre più evidente tra le brame della droga, la monumentale "Man In The Box", black-sabbathiana cavalcata con ritornello a due voci di grande impatto melodico il cui acuto sulla parola "Jesus Christ" fa emozionare e sobbalzare il cuore in petto, e la celeberrima "Would?", forse la loro composizione più nota grazie al ritornello estremamente orecchiabile. L'assolo ironmaideniano di "Them Bones", storica first track di "Dirt", colpisce come una rasoiata e accompagna l'ipnotica, trascinante e deliziosa "Angry Chair". Compaiono poi "Grind", "Again" e "What The Hell Have I", ma il fulcro vero e proprio dell'opera è rappresentato dalle tracce iniziali che ci permettono di carpire qualcosa dell'anima della band e che permettono anche ai ritardatari di apprezzare la bellezza dell' impatto tra la chitarra di Cantrell e la voce guerriera di Layne. Manca la bellissima "Heaven Beside You", che da sola sarebbe valsa l'acquisto, ma l'album è senza dubbio consigliabile e quasi fondamentale per chi non possiede almeno "Dirt".

Layne quanto ci manchi anche tu...

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