Fermiamoci per un momento e facciamo un salto indietro; di diciassette anni precisamente. Si, perchè è nel 1990 che nacquero una delle band più importanti e fondamentali della scena "Seattle Sound ": gli Alice In Chains. Bisogna ricordarlo, pur nella sua modestia, il primo passo di Layne Staley e soci, perchè non proponeva solo delle nuove coordinate per una musica disperata e insofferente allo stesso tempo (almeno per quel momento), e una hit su cui avrebbero costruito il proprio successo soprattutto nei primi anni, ma questo EP è una base principalmente per un Grunge impossibile da imitare ed emulare in originalità e carica emotiva.
E pensare che nemmeno è grunge, ma metal alternativo pieno di influenze stilistiche che mette paura a sfidanti quali il minimal metal che offrivano Nirvana e Melvins, e l' hard rock suonato dai Soungarden. Dieci minuti soffocanti e coinvolgenti, che si aprono con la violenza di We Die Young, ispirata alla vista di un ragazzino spacciatore di droga; primo classico assoluto della band. Si prosegue con il lento incedere di It Ain' t Like That, presentata qui per la prima volta e inserita di nuovo in Facelift. Arrivati qui ci si sente gia abbastanza provati e stanchi nella mente; quando ti arrivano addosso i tossici riff Sabbatiani e ritmi rasentanti il funk di Killing Yourself che conclude, con i suoi due minuti, le sofferenze.
Da possedere e conservare gelosamente, perchè "We Die Young" è uno di quei rari dischi che appena usciti, risulta gia consumato ad un primo approccio.
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