Scelgo il menu 01.

Ispirato ad un grande classico, dalla preparazione easy, è quel che ci vuole. Ma per il vino, scusa, Alif, faccio da me.
D’accordo, il vostro Muscadet, che mi consigli, ha fatto progressi da quando avete preso a farlo maturare “sur lie”.
Ma non ne ho, a portata di mano. E non mi sembra il caso di uscire alla sua ricerca.
Preferisco quello che proponi al menu 05, uno Côteaux d'Aix. Devo averne una bottiglia da qualche parte. Ok?
Allora, per il menu 01 cosa suggerivi?
Ah, si: Kniepper (?) Coltrane, The Orb, Gershwin, Eno…..
No, guarda, almeno mentre sono ai fornelli lascio girare il tuo, poi si vedrà…

Uscito nel 2005 (nonostante il sito dello chef accrediti la data del 2006) French Cuisine è servito da Alif Tree, polistrumentista e manipolomane francese, di stanza a Marsiglia.
Segue un paio di altri lavori sulla lunga distanza, ma è il primo per la Compost, generalmente attenta nelle scelte di scuderia.
Mi ero ripromesso di evitare assolutamente lo scontato riferimento al titolo. Poi ho fatto un salto nella casa virtuale di monsieur Alif e ho scoperto che non si tratta d’una boutade: il giovanotto propone davvero, sul sito, 5 menu.
Con le relative, semplici ricette. E una scelta tra bevande analcoliche e vini, accompagnata da quella di dischi suggeriti.
Così sono alle prese con : Green salad with fennel and pine nuts, Salmon tartare with soja sprouds, Chinese nougat (or tartare lukoum)
Play.

E la voce di Nina Simone, immersa nel calore algido del trattamento downtempo, inizia a tenermi compagnia
in questa piccola avventura culinaria.
Spero che il mio tentativo, che stasera testerò su vittime innocenti, risulti gradevole.
Gradevole, ma non stucchevole (come spesso accade invece per molte produzioni simili) è senza dubbio questo disco.
Con la sua anima un po’ opaca, a tratti notturna. Che predilige la dilatazione e l’incedere ondulato, flessuoso.
Approfittando delle voci di “ospiti” di prestigio, oltre a quella dell’autore, per trasformare in “canzoni” le atmosfere evocate dall’equilibrato dosaggio di ingredienti.

Nina Simone, come detto, per il piatto (‘azz, avevo detto che non avrei insistito) d’apertura.
E poi Shirley Horn, Anna Karina, Claude Nougaro.
Che appoggia, su basi condite di un’elettronica asservita alla causa, i passi di 10 brani che setacciano ampliamente riferimenti al jazz, alla canzone francese, rimembranze di crepitanti corridoi sonori marca prima ‘MoWax. Attraversati da un’attitudine soul, assecondata dai fiati, da un pianoforte discreto che rilascia gocce di note e, a tratti, da dosatissimi archi. E poi chitarre spagnole su drumming sintetico per “L'Amor Nunca Muere”, la portata di gusto più etnico nel lavoro del “marsigliese”, oltre al brano di chiusura, “Mélismes Extatiques”. Che tiene fede al titolo, lungo i 14 minuti che attingono alla reiterazione per accompagnarci verso l’uscita, ricorrendo all’evocazione, tipicamente minimalista, ma qui delicata e liquida, d’un orientalissimo gamelan.
Si, è vero.
Letti gli ingredienti è facile temere che la cucina francese, versione Alif Tree, celi un pasticciaccio o un riciclaggio riscaldato.
La cucina è luogo di equilibri incerti, di passione e attenzione ai dettagli. E solo i veri cuochi sono in grado di amalgamare gli elementi senza esagerare, donando nuovi e personali sapori ai medesimi ingredienti. Credo possiamo chiamarlo stile, no?

Beh, Alif Tree dimostra di possederne uno, e nessuna smania di distinguersi grazie a trucchi mirabolanti. Tornando alla mia, di cucina, spero che i piatti che servirò in tavola, tra poco, non mi costringano a scendere in strada per riparare con un take away.
Cenando, magari cinese, sulle note di “French Cuisine”.

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