Il Maestro incombe. Stiamo parlando di uno di quei pochi musicisti che ha avuto sempre un'idea fissa ovvero: "innovare". Cosa bisogna fare per suonare come Holdsworth? Una Steinberger non basta,un'ottima padronanza del vibrato non basta; la musicalità, la dilatazione delle possibilità tonali, e l'amore verso quello che si fa sono le caratteristiche importanti per fare qualcosa di buono. Ecco questo disco dalla copertina dalle forme astratte e già quella parola "Hard" nel titolo ci dice come tutto sarà "complicato, duro e difficile".
Il breve e dai tratti drammatici preludio ci immerge nell'atmosfera del disco con Holdsworth che non vuole subito addentrarsi nel virtuosismo, ma ci regala una melodia lenta e misteriosa.
Concluso il profondo pad di archi, la seconda traccia "Ruhkukah" colpisce subito per la veloce scarica di note iniziale e un ritmato basso in levare prepara il suolo al lungo solo di tastiera che anticipa le armonie che userà Allan pochi minuti dopo. La scala iniziale viene ripresa dal chitarrista che continua il brano con lo scambio fra parti dal difficile ascolto ad altre molto dolci e sentite; tutti quanti notano in questo brano come Holdsworth renda imprevedibili i passaggi che l'orecchio umano si aspetta.
Il terzo brano ha un inizio quasi classico a cui seguono rilassati passaggi di piano jazz; notare l'assolo di basso molto sognante e i tappeti tastieristici che danno un senso di sospensione molto gradevole. Stavolta la chitarra di Allan capovolge improvvisamente l'armonia del brano al principio prevedibile e logica.
Il brano omonimo dell'album, dalle sonorità dissonanti e fuori di testa, sintetizza al massimo tutte le sfumature dell'album, anche se senza la spensieratezza e l'eccentricità sonora di "Tullio", la solennità di "House of Mirrors" e i collage sonori e le varie riprese del Postludio, l'album perde nettamente di significato.
Ho preferito non approfondire l'analisi delle varie tracce visto la miliade di emozioni e sensazioni che questo disco dona. Il suono della chitarra in questo album è fuori da tutti gli schemi sonori e armonici e si avverte come la sensazione che Allan si voglia isolare dal resto del brano e dal resto del gruppo per rinchiudersi nel suo mondo; chi ha visto il chitarrista in concerto o semplicemente in video si può notare come egli in effetti non si giri mai verso il resto della band e come a volti fissi in maniera atipica il suo strumento.
Uno dei migliori lavori del grande Maestro che nonostante la sua età avanzata (ben settant' anni) non smetta mai di avere un'intelligenza musicale e una verve nello spiazzare l'ascoltatore fuori dal comune.
Carico i commenti... con calma