Elvis Costello mi è sempre piaciuto per quella sua strana volubilità che gli ha consentito negli anni di transitare con disinvoltura dal rock ad altri generi musicali, mantenendo ogni volta intatta la sua essenza di musicista aperto e curioso. Sono così innumerevoli le collaborazioni che può vantare nel suo curriculum vitae dal compositore Burt Bacharach, fino alla cantante lirica Anne Sofie Von Otter, senza dimenticare gente come Lee Konitz e Peter Erskine, esponenti di primo piano di quel jazz che tanto piace alla sua amata Diana Krall.

Non smentendosi oggi Costello approda nella New Orleans devastata da Katrina per incidere un altro disco per certi versi fuori dagli schemi, stavolta insieme ad Allen Toussaint, un pezzo di storia vivente del soul e rhythm and blues. E devo dire che il risultato non è malvagio. "The River In Reverse" è un disco ben concepito, di classe, elegante, con lo sguardo rivolto al passato glorioso della musica nata in questa terra. Non per questo però è un disco convincente, infatti la musica appare in alcuni momenti meno dinamica e fluida di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Si prenda ad esempio la sentimentale "Nearer To You" che probabilmente a molti potrebbe lasciare in bocca la sensazione che manchi qualcosa, forse quel poco di energia scura che distingue un brano sanguigno dal mero esercizio di stile. Così vale per la dolce e malinconica ballata "The Sharpest Thorn" composta da Costello, la quale, nonostante il suggestivo fondale sonoro dipinto dall'hammond, sembra a tratti fuori contesto.

Ben diversa invece appare la canzone che apre il cd - "On Your Way Down" - anzi devo dire che proprio poche note di questo brano sono state sufficienti per indurmi ad acquistarlo. Ho subito avvertito una felice e vitale mescolanza di atmosfere diverse: da una parte il tocco evocatore della Louisiana del pianoforte di Allen Toussaint, dall'altra l'elegante ruvidezza della Fender Telecaster di Anthony "AB" Brown, il tutto incastonato da fiati, hammond, seconde voci con arrangiamenti superbi sui quali si eleva la voce di Costello, viva e ispirata come non la si sentiva da tempo. Discorso analogo può essere svolto per la felice interpretazione di "Tears Tears And More Tears" che tra gospel e rhythm and blues trasmette una schietta vitalità musicale sostenuta efficacemente dai fiati e dai cori.

Peccato davvero che il disco non riesca ad esprimersi sempre agli stessi livelli, alternando momenti di classe e piacere a passaggi più stiracchiati. E ciò avviene nonostante l'ottima produzione di Joe Henry, uno che raramente sbaglia i suoi approcci musicali. Alti e bassi insomma, uniti alla sensazione che in questo disco confezionato perfettamente in tutto e per tutto manchi qualcosa per renderlo indimenticabile, forse solo un po' d'anima.

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