Sembra che quando trapasseremo a miglior (?) vita il nostro corpo diminuirà di circa 21 grammi. Qualcuno dice che è il peso dell’anima. Ci hanno pure dedicato un film. Chissà se questo alleggerimento produca un suono. Un soffio forse. Semmai si scoprisse questo soffio suggerisco di chiamarlo Vrioon. E quando capiterà a me. Quando sarò steso al tappeto dopo il KO definitivo, vorrei che l’arbitro, magari femmina, mi sussurrasse lentamente la tracklist di questo disco. Uoon. Duoon. Trioon. Noon. Basterebbero i titoli per riattivare certi neuroni. Quelli coinvolti nel sentire Vrioon.

Disco dell’anno 2003 per la rivista The Wire. Categoria: Elettronica. Astratta e concreta. Insieme. Estatica ed estetica. Come può apparire questo scritto. Che in realtà è solo un invito a dislocare l’ascolto in direzione Alva Noto plus Sakamoto. Autori del già recensito "Insen". Dove vi rimando nelle righe in grassetto, se volete una definizione del loro suono. La differenza tra i due dischi è nel modus operandi. Insen è nato all’interno di uno studio. In buona parte nella celebre Villa Aurora. Le note del piano a coda suonato da Sakamoto fluiscono direttamente nel laptop di Carsten Nicolai. Qui subiscono scariche elettrodigitali varie e assortite. Vengono spogliate, addizionate e ricomposte in pattern emotivi. In tempo reale, come nei live. Ciò che resta è l’essenza e lassenza di un dialogo impressivo. Un diario filosofico sotto forma sonora. La genesi di Vrioon, il debutto, è avvenuta a distanza. Attraverso autostrade digitali. Dal Giappone sono arrivate le note del Maestro. E Nicolai le ha ricamate aggiungendo un’ ispirata costellazione fatta di glitch e miriadi di particelle random ignote prima di allora. Il risultato è simile. Semmai qui il dialogo è più disteso e controbilanciato. Un flusso rarefatto di sequenze disarmoniche. E di ciò che ne consegue dopo un ascolto soggettivo. Compressioni. Trascendenze. Disvelamenti. Qualcosa di assimilabile al concetto di aura. Apparizione irripetibile di una lontananza.

Se per un caso qualunque incontrassi il mio angelo custode, questo è il disco che gli regalerei. Vrioon. Un ultimo ascolto prima del Nessundove. E se a Nessundove ci fosse ancora musica vorrei il “Miracle” . Ma questo è un altro sogno. Un altro disco. Over the rainbow.

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