Ero indeciso se scrivere qualcosa su questa biografia romanzata alla Camilleri e poi mi son detto “perchè no?” così eccomi qua a dire la mia su questo libro letto all'incirca un mese fa e che a me ha rivelato diverse cose sorprendenti (per lo meno per me) su Luigi Pirandello e la sua famiglia.

La figura di LP è strapiena di contraddizioni (già il titolo la dice lunga su questo) e non potrebbe essere altrimenti viste le opere che è riuscito a produrre nel corso della sua sofferente (a livello psicologico ma anche ehm, economico e chi lo leggerà ne avrà prova) esistenza.

La sua storia (almeno quella qui narrata) è inframmezzata da molti termini siciliani (di cui non conosco il dialetto ma a cui il bravo Camilleri riesce a farci capire il senso anche senza tradurli) ci trascina nei paesi costieri dove il padre Stefano (da lui amato e odiato e riamato, leggere per credere) lavora c/o il porto e le miniere di zolfo di un secolo e mezzo fa in quella terra così unica e differente da tutte le altre regioni italiane.

Il percorso artistico di LP non segue affatto una retta anzi ci porta in un sentiero che tocca diverse città fino in Toscana dove risiederà a lungo con la moglie anche lei veramente sofferente di disturbi mentali affiorati da una forma patologica di gelosia non avente riscontro plausibile con i fatti reali e con il comportamento da gentiluomo sempre avuto dal ns. LP (checchè ne abbia combinate in gioventù anche all'estero).

Nel libro vengono narrate con pennellate veloci ma anche no le caratteristiche principali dei genitori e dei figli (soprattutto la figlia amatissima) del drammaturgo siciliano (premiato nel 1934 con il Nobel per la letteratura), apparso ad Agrigento nel 1867 e scomparso a Roma nel 1936.

Nel suo piccolo il libro AC entra dentro i personaggi dei romanzi scritti da Pirandello e ci mostra come dove e perchè Lui li abbia pescati e gli abbia infuso vita propria, rimanendo emblematici da allora fino ai giorni nostri, io l'ho letto ma si potrebbe benissimo dire che l'ho bevuto d'un fiato e nonostante abbia spento momentaneamente la sete su di Lui, non ha estinto la voglia di berne ancora e ancora attraverso i suoi scritti qui (nel libro di Camilleri) degnamente riportati.

Voglio chiudere questi miei brevi pensieri su questa bella biografia (che consiglio a tutti coloro che come me conoscono LP solo superficialmente ma anche agli altri si capisce) con una frase tratta da “Uno nessuno e centomila”:

Perchè una realtà non ci fu data e non c'è;

ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere;

e non sarà mai una per sempre,

ma di continuo e infinitamente mutabile.

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