Punk folksinger.
Già da queste due parole, che la definiscono alla perfezione (io ci aggiungerei anche un "jazz": "punk jazz folksinger", soprattutto dopo il cd "Evolve"), si capisce che Ani DiFranco (Buffalo, NY, 1970) è una musicista particolare. Un'artista particolare. Una persona particolare.

Indipendente, molto.
Pubblica il suo primo album rinunciando alle offerte delle varie etichette (sia indie che majors) e creando allo scopo una propria casa discografica (la Righteous Babe Records). Tutto questo intorno ai venti anni di età. Scrive testi e musiche, cura ogni aspetto della produzione dei dischi, dalla registrazione all'artwork della copertina. Si circonda di gente sulla sua stessa lunghezza d'onda. Rimane indipendente, anche per la distribuzione dei suoi dischi. Insomma: una bella testa, una persona coerente.

Femminista.
Mi capita, proprio l'8 marzo, di vedere in vetrina il suo ultimo cd, "Educated Guess": non posso non comprarlo.

"I love my country / By which I mean / I am indebted joyfully / To all the people throughout its history / Who have fought the government to make right [...] People, we are standing at ground zero / Of the feminist revolution / Yeah, it was an inside job / Stoic and sly / One we're supposed to forget / And downplay and deny [...] I mean / Why can't all decent men and women / Call themselves feminists? / Out of respect / For those who fought for this / I mean, look around / We have this"

Viene da pensare all'immagine della donna che passa nella TV italiana, già (anche se devo ammettere di parlare per sentito dire, non possedendo un televisore da una decina di anni). E magari fosse solo in TV. Davvero, una persona almeno decente dovrebbe quanto meno sentirsi male. Cosí non è: "siamo davanti al ground zero della rivoluzione femminista", il nuovo millennio si annuncia talmente reazionario da far rimpiangere l'Italia democristiana, cazzo!

Brava, davvero.
Questo cd è un'opera assolutamente solista: DiFranco fa tutto (playing, singing & backing vocals, recording & mixing). Un disco chitarra e voce, ma che voce! Chi ha ascoltato DiFranco sa che la usa, insieme ai cori, come uno strumento. A volte in maniera assolutamente dissonante l'una rispetto agli altri, a volte con toni dolcissimi, altre sputando con rabbia testi molto duri e appassionati.
Diverse canzoni contengono parti recitate, perché i testi sono importanti: DiFranco ha molto da dire e vale la pena prendersi il tempo per ascoltarla.

Insomma, io consiglierei questo cd (e gli altri di Ani DeFranco) a chi, almeno ogni tanto, ama mettere nell'ascolto di un disco lo stesso tipo di concentrazione richiesto per la lettura di un libro. Non perché ci troviamo davanti ad un'opera letteraria imprescindibile, no; piú semplicemente perché la sola musica, in questo disco, non basta. Se non si ha voglia di leggere ed ascoltare, meglio lasciarlo sullo scaffale.

"Life knocked me off my platforms / So I pulled out my first pair of boots / Bought on the street at Astor Place / Before New York was run by suits / And I suited up for the long walk / Back to myself / Closer to the ground now / With sorrow / And stealth"

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