Corre l'anno 2000. Sono passati 12 anni dal suo ultimo lavoro "Abstract Contact" e dai precedenti sei dischi fatti in tre lustri di carriera, con collaborazioni e frequentazioni ad alto livello tanto strane quanto diverse tra loro, citando in primis: Charlie Mingus, Tymothy Leary, LeRoyJones e ancora Allen Ginsberg, Robert Wyatt da Salvator Dalì a Brian Eno da Stockhausen alle proposte di collaborazione di David Bowie, rifiutate da lei sempre molto cortesemente e restando ferma nei suoi passi con quel suo modesto atteggiamento da anticonformista, che la rende ancora più vera. Nel 1998 inizia un lavoro che durerà due lunghi anni fatti di sacrifici, di ostinazioni verso la stampa verso i media e verso il suo stesso pubblico portando però alla luce, questo grande gioiello di avangarde music che la farà rientrare nelle scene in gran slancio e a testa alta.

Bella, con le treccine da bambina e lineamenti che ricordano molto le nostre bellezze mediterranee Annette Peacock, dà forma e vita a "An Acrobat's Heart". L'artista si addentra in un mondo tutto suo, fatto di astrattismo passando tra le quinte un film, attraverso le immagini di un quadro fiammingo e toccando le acque di un lago solitario di montagna. Con lei alla voce e piano, accompagnata da un quartetto d'archi norvegese (suggeritogli da Manfred Eicher leggendario fondatore della ECM non che produttore del disco) che comprende due violini una viola ed un violoncello, gioca tra musica classica e jazz ricamando e componendo quindici arie pressoché magiche. Nell'ascolto il registro e lo sviluppo della sua voce strumento semplice e delicato, emana leggere brezze che rieccheggiano come all'interno di un'ambiente vuoto, come un'acrobata che dondolando sulla sua grande altalena riesce a far restare con il fiato sospeso il pubblico e a tenerlo in pugno con quella sua splendida aurea da artista malinconica. I testi descrivono la pura e semplice fragilità dei rapporti, la perdita del tentativo di amare, una presentazione intima, personale, che Annette regala all'ascoltatore con la sua grande capacità artistica.

Mette in risalto (anche se in ombra per anni) quel continuo lavoro di ricerca per generare nuove forme di scrittura, per rompere regole e trasformare questo disco in qualcosa di veramente "non convenzionale". Non mi metterò a descrivere e a illustrare brani, renderebbe tutto molto brodoso, ma lasciate che vi dica che "An Acrobat's Heart" è una vera e propria celebrazione di emozioni, non solo per il ritorno di questa grande artista ma anche per questa dichiarazione del ricordo alla sua origine.

L'altanena intanto continua a dondolare e sopra di lei vi è seduta una figura che produce disegni, angolazioni, che galleggiano e si estendono nell'aria come vere e propie note musicali che vi trasporteranno in altri luoghi… luoghi lontani, dentro al cuore dell'acrobata.

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