Chiamarsi Annihilator e scegliere quale titolo del disco un termine come "Metal" deve essere inteso come una rivendicazione di appartenenza da parte del chitarrista Jeff Waters e di quello che è, da sempre, il suo gruppo. Anche se poi, dovendoli collocare in un settore specifico, si dovrebbe optare per la casella contraddistinta dall'etichetta thrash metal.
D'altronde è una carriera fatta da due album di rilevanza storica quali "Never, Neverland" e "Alice In Hell" a indicare tale via, pur se anche nelle successive opere non si è certamente risparmiato (a volte con scelte inaspettate, si pensi al positivo "Remains") e nonostante un accentramento dei "poteri" (legittimati da una bravura evidente), che lo ha penalizzato. In occasione di questa nuova uscita ha ulteriormente mutato impostazione lavorativa e ha scelto di farsi affiancare, per ciascun pezzo, da altri musicisti/cantanti, nello specifico: Jeff Loomis (Nevermore), Danko Jones, Angela Gossow (Arch Enemy), Steve "Lips" Kudlow (Anvil), Alexi Laiho (Children Of Bodom), Anders Bjørler (The Haunted), Michael Amott (Arch Enemy), Jesper Strømblad (In Flames), Corey Beaulieu (Trivium), Jacob Lynam e Willie Adler (Lamb Of God). Collaborazioni nate in maniera estemporanea, ma poi diventate il perno attorno a cui ruota il lavoro.
Un lavoro che vive di diversità strumentale e stilistica, con una variabilità che saltuariamente risulta poco coesa ("Couple Suicide" è un punk/rock accelerato che stona parecchio, così come il voler obbligatoriamente suonare classico in "Army Of One" ha reso il brano banale). Per il resto possiamo dire di essere al cospetto di un compendio dell'arte metallica, dal thrash (sia nella veste più aggressiva che in quella tecnica) allo speed, dal power al death melodico (comprese le aperture "new") e non tralasciando neppure alcune commistioni di confine con l'hard rock e certo blues.
Il tutto sempre condito da un buon groove, da un riffing incalzante e da una effervescenza sonora. Non imprescindibile, ma godibile.
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