Nel panorama pop Anthony Phillips è un personaggio piuttosto singolare: nel 1970 dopo appena 2 album ha abbandonato i Genesis, una band destinata al successo, e si è ritirato per 6 anni a studiare musica. Solo dal '77 in poi (l'esordio fu l'ottimo "The geese and the ghost") si è dedicato ad una carriera solistica che negli anni l'ha allontanato sempre di più dal music-business. Una delicata musica strumentale nella lunga serie "Private parts and pieces", seguita e conosciuta solo da uno sparuto gruppo di fedeli appassionati. Nel frattempo per campare si è specializzato nella composizione di colonne sonore per programmi televisivi di carattere naturalistico...

Solamente questo "Sides" (pubblicato nel 1979), e ancor di più "Invisible men" del 1983, rappresentano un timido tentativo da parte di Ant di avvicinarsi a forme musicali più mainstream, nella speranza di un maggiore riscontro commerciale; risultato peraltro mai raggiunto! In questo contesto possiamo inquadrare i brani più facili dell'album, come la reggaeggiante "Holy deadlock" o le allegrotte "Um & Argh" (cantata dallo stesso Ant) e "Side door". "I want your love" è un altro pezzo orecchiabile, molto dolce e melodico, cantato da Dan Owen. Ma il meglio va cercato altrove. Ad esempio nella bucolica e acustica "Lucy will", dal gusto quasi psichedelico, o "Bleak House", cantata con pathos da Dale Newman.

Il top del disco è rappresentato dai 2 strumentali: "Sisters of remindum" è il classico brano progressive, con un intenso lavoro di pianoforte, mentre la lunga e drammatica "Nightmare" alterna fasi ipnotiche ad altre solenni, per concludersi con tastiere rarefatte che ricordano la musica cosmica dei Camel. Durante l'ascolto qua e là spuntano richiami a "Trespass" dei Genesis, e questo particolare la dice lunga su quanto fondamentale sia stato l'apporto di Phillips a quel mitico disco. Da notare inoltre che "Sides" si avvale della collaborazione di abili strumentisti del calibro di Mike Gills alla batteria, John Perry al basso e Morris Pert alle percussioni, nonchè della produzione di Rupert Hine.

In definitiva si tratta di uno dei lavori più accessibili della ricca discografia di Phillips, ma comunque godibile, consigliato in special modo a chi ama atmosfere "vintage". Voto 3,5.

PS: Un'ultima nota di elogio per la deliziosa copertina disegnata da Peter Cross: 2 squadre di calcio balilla con le fattezze di Ant si fronteggiano fieramente, mentre dal palco fra le palline emergono particolari visivi dei dischi precedenti!

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