Felice Riva (1935-2014) è stato un noto imprenditore, nonché dirigente sportivo (ha ricoperto la carica di presidente del Milan dal 1963 al 1965) italiano. Dopo la morte improvvisa del padre, avvenuta nel 1960, a soli 25 anni eredita un vero e proprio impero economico, ossia il gruppo tessile Vallesusa, che all'epoca contava qualcosa come trenta stabilimenti e circa 18.000 dipendenti, nonchè molte società collegate e controllate, sia in Italia che all'estero. Amante del lusso, della bella vita e delle belle donne, inizia ben presto a "dissipare" il proprio patrimonio in investimenti ed operazioni finanziarie decisamente rischiose e che si riveleranno ben presto anche rovinose. Tutto ciò confluisce nella dichiarazione di fallimento del 1965 del citato gruppo Vallesusa, causata da un "buco" di 46 miliardi di lire, cifra astronomica per l'epoca: i vari stabilimenti iniziano a chiudere e circa 9000 dipendenti quasi dall'oggi al domani si ritrovano senza lavoro e senza stipendio. Nel 1969 Felice Riva viene condannato a sei anni di carcere per bancarotta fraudolenta e ricorso abusivo al credito. Rimesso in libertà dopo solo venti giorni di carcere a causa di un vizio di forma e "braccato" anche da un mandato di cattura internazionale, decide di fuggire con tutti i suoi capitali dapprima in Francia (Nizza, Parigi), poi in Grecia (Atene) ed infine in Libano (Beirut). Anche a Beirut, nonostante i circa cinquanta giorni di carcere iniziali e la separazione dalla prima moglie, riesce a condurre una vita agiata e lussuosa, con contorno di donne, auto di lusso ed eccessi, tanto da far parlare di un vero e proprio "soggiorno dorato".

Nel 1975 Antonello Venditti incide il brano "Lo stambecco ferito", compreso nell'album "Lilly". Il testo di tale pezzo è chiaramente ispirato alle vicende di Felice Riva descritte in precedenza, ed in particolare alla fuga dall'Italia, anche se "filtrato" attraverso l'allegoria. D'altronde, le "condotte" di Felice Riva dovevano sicuramente avere avuto grossa risonanza all'epoca ed anche in seguito, tanto da spingere altri due cantautori italiani, oltre a Venditti, ad "occuparsi" di lui nei testi di loro brani: Rino Gaetano nello stesso 1975 con "Ma il cielo è sempre più blu" ("chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo") e Giorgio Gaber con "Lui" del 1972 ("Questi apostoli, queste emblematiche figure, tanto vicine a Lui, sono i nostri Santi: sant'Agnelli, san Pirelli, san Costa... san Giovanni Borghi, san Marzotto dei Filati, san Felice Riva di Vallesusa... martire").

Come si diceva, il brano di Venditti, anche se in chiave allegorica, è sicuramente ispirato alla figura ed alle vicende di Felice Riva, e "prende di mira" in particolare la fuga dello stesso Riva, la sua vita lussuosa e piena di eccessi, nonchè la sofferenza causata ai dipendenti: "Le racchette da tennis confuse dietro al sedile ed i suoi occhiali da sole comprati sulla Costa Smeralda. Tra il soffitto e la pelle del tetto quaranta miliardi di lire che le mucche domani tranquille potranno mangiare. Le bottiglie di whisky, ricordo di orge lontane, aspettano di essere aperte dal loro padrone"; "E due fabbriche chiuse in Calabria aspettano il pane"; "Quaranta miliardi di lire nascosti tra l'acciaio e la pelle del tetto"; "Venderà le sue tazze da cesso in Cina o in Giappone dopo aver liberato per noia la bionda compagna. E suo figlio? Suo figlio girerà come un biglietto da mille i College inglesi, rivedrà suo papino sulla foto di qualche giornale".

Nel brano compaiono lo stambecco, personificazione dello stesso Felice Riva, ed un bracconiere che vuole ammazzarlo col suo fucile. Ma qual è il significato del brano in questione? Lo stesso Antonello, interpellato sull'argomento, non ha mai voluto dare indicazioni precise, anche se in alcune sue interviste si può cogliere qualche indizio: "il brano racconta di un personaggio pubblico che fugge dall'Italia con una lunga teoria di faccendieri, auto di lusso, donne e soldi"; "Mi ricordo che nello stadio di San Siro nel ’92, in uno stadio che aveva voglia di cantare, di essere felice, di far caciara, ho cantato “Lo stambecco ferito”. A volte sentire 70 mila persone ammutolire è più importante che sentirle applaudire». Secondo, diciamo così, l'interpretazione prevalente (anche se non siamo in Cassazione), lo stambecco-Riva rappresenterebbe il sistema corrotto ed il bracconiere che lo vuole uccidere rappresenterebbe invece la giustizia (proletaria?). E pare che Venditti, in un'altra sua intervista, avesse dichiarato quanto segue: "questa canzone vuole aprire un caso di coscienza, ossia se sia giusto uccidere per motivi politici". Quesito probabilmente destinato a rimanere senza risposta nè allora, nè oggi nè mai, come si desume dal finale del pezzo: "La pietà mi fa dire di no ad un leone che fugge, iI grilletto è bloccato dal ghiaccio: "non voglio vedere". Uno sparo riecheggia tremante per tutta la valle. "Polizia uccide cacciatore di frodo sulla terra comasca"; lo stambecco felice ed ubriaco vola lontano. E la nebbia delusa e sconfitta se ne va piano piano". Il (probabile) riferimento alla giustizia proletaria ha portato qualcuno ad accostare tale pezzo a "La locomotiva" di Francesco Guccini.

A livello musicale il brano, della durata di circa dieci minuti (!), è una lunga suite che si conclude con una bellissima coda strumentale di pianoforte, intitolata "La morte del bracconiere", tanto da far arrivare qualcuno a parlare di prog ed altri addirittura di paragoni con Keith Jarrett. Ora, il paragone con Jarrett sarà anche irriverente, ma Venditti, pur essendo magari un "bastardo", non è sicuramente un semplice "pianista di pianobar" (entrambe belle cosucce che gli rinfaccerà il suo ex amico De Gregori nel coevo album "Rimmel": brutta cosa quando si sgretolano amicizie!), con tutto il rispetto per i citati pianisti di pianobar. Anzi, lo strumento lo sa suonare ed anche molto bene.

Conclusioni: per il sottoscritto uno dei più bei brani di sempre, sia per il testo che per la musica, non solo di Venditti ma della musica italiana tutta, sicuramente non "commerciale" e non "orecchiabile" e dunque non destinata ad essere cantata a squarciagola durante i suoi concerti (nonostante sia contenuto in un album che si rivelerà essere il primo bestseller di Antonello), come avverrà invece soprattutto in seguito con il nostro. Anche se il sottoscritto stesso non disdegna nemmeno molte altre cose "commerciali" create da Venditti successivamente, specie negli anni '80!

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