Nato a Roma sotto il segno dei pesci, Antonello Venditti è per vocazione astrale un autore schivo, quasi umbratile, capace di relazionarsi al pubblico attraverso la sola professione di cantautore, con un pizzico di coraggio in più.
Non sembra un caso che sia proprio l'album "Sotto il segno dei Pesci" del 1978 il più pregno e semplificativo del Venditti uomo ancor prima che del Venditti cantante, lavoro tra i migliori di una produzione che proprio a cavallo degli anni '70 e '80 ha trovato la sua più lucente acmè.

Antonello è un autore che le emozioni le chiama per nome.
Il suo è un mondo popolato da individui ben distinti, dalla maestrina Marina, dall'algida Giulia, dal misterioso cinese Chen, personaggi chiave di una desolata Arcadia ove proprio il riconoscimento delle proprie radici è ancora di salvataggio nella liquida pletora della disconoscenza. Sono personaggi reali, diario di sensazioni passate e recenti: "Giulia" e "Sara" sono probabilmente due ragazze cui si legò un giovane Venditti ai tempi del liceo, "Francesco" è il De Gregori suo compagno di avventure, chitarrista con cui Antonello intraprende inoltre il viaggio di "Bomba o non Bomba", "L'uomo falco" è un enigmatico personaggio politico del tempo (Berlinguer?) da cui è inevitabile farsi assuefare. Questa teoria di casi umani diventa per il cantautore romano occasione di riflessioni politiche, religiose, tavola di discussioni su temi ricorrenti come l'emarginazione e l'alienazione: la torva "Chen il Cinese" e la celebre "Sara" diventano esplicativi del concetto di rivendicazione dei diritti individuali, mentre "Il Telegiornale" e "Bomba o non Bomba" affrontano la complessa situazione politica contemporanea senza mai diventare veicoli di accesa protesta, con pacato sorriso e vago sentore del montaliano "Male di Vivere".

Unica costante nell'intero lavoro la profonda meditazione sulla natura ancestrale dell'uomo, la preziosa origine ultraterrena di cui il segno zodiacale reca traccia nella quotidianità umana; "Stretti in libera sorte" recita la title-track, e nel riconoscimento dell'uomo come animale sociale, svincolato da quella solitudine che si rispecchia nel disco in tutti i suoi protagonisti, si trova la ragione di un radicamento terrestre che non può prescindere dalla reminiscenza.
Da menzionare il bel piano di Antonello in "Francesco", la chitarra di Prosperini ne "L'Uomo falco", il sax di Valentini in "Bomba o non Bomba". Sette onesti arrangiamenti di Venditti generalmente imperniati su piano e chitarra acustica, di Mazzucca e Samale "Francesco".
Musicalmente ancora un po' grezzo, piccola perla sospesa tra anamnesi e solitudine.

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