A tre anni e mezzo da "Unica", torna Antonello Venditti con "Tortuga", ovvero il bar di fronte al Liceo Classico "Giulio Cesare" che il Nostro frequentava da ragazzo, ma anche l'isola, raffigurata nel libretto interno al disco.

Non ci sono più i soliti Gato Barbieri e Carlo Verdone come superospiti e soprattutto non c'è più Alessandro Colombini, storico produttore di Antonello, dopo una trentennale collaborazione. Ci sono in compenso Alessandro Canini, il nuovo produttore, e nuovi collaboratori, tra cui Roberto Pacco, autore di due canzoni del disco. E c'è, purtroppo per l'ultima volta, il compianto tastierista Sandro Centofanti, a cui il disco è stato, prevedibilmente, dedicato. Gli altri musicisti storici di Venditti, Danilo Cherni, Amedeo Bianchi, Maurizio Perfetto, compaiono anche in questo disco.

Diciamolo subito: il disco non raggiunge (nemmeno questo, dopo "Unica") le tre stelle. La tanto dichiarata svolta è stata solo parziale, ma per il resto è rimasto tutto invariato e perciò prevedibile: 9 canzoni, di cui due con la medesima ispirazione, ovvero "I ragazzi del Tortuga" e appunto "Tortuga", la solita Roma onnipresente, le solite rime cuore-amore (veramente amore-cuore, ma poco cambia), la solita canzoncina imbarazzante! La svolta è stata solo parziale, dicevamo. Grazie alla convocazione della B. i. m. Orchestra, già al servizio di Laura Pausini e di Mario Biondi, che ha dato al disco un sapore più classico e lirico, specie nell'ultima, omonima traccia; e appunto grazie ai nuovi autori, che hanno dato al disco meno monotonia e un vocabolario più ricco. Roberto Pacco ha firmato il singolo d'apertura "Cosa avevi in mente" e la poco vendittiana (come lo era "Ti ricordi il cielo", scritta da Pacifico, nel disco precedente) "Nel mio infinito cielo di canzoni", mentre per il brano "Attento a lei" c'è stato un sovraffollamento di autori che aveva caratterizzato anche il disco del 2011. Roberto Casalino invece ha impreziosito la buona "L'ultimo giorno rubato". Antonello quindi è sempre meno cantautore e sempre più interprete, siglando da solo infatti appena tre dei nove brani presenti, che sono "Non so dirti quando", dedicata palesemente ad Alessandro Centofanti, "Tienimi dentro te" (quella con la rima amore-cuore di cui prima, ma a parte ciò un brano di tutto rispetto) e la conclusiva "Tortuga", dove al cospetto di un testo evocativo della gioventù liceale viene senza vergogna riproposta la stessa, identica, sequenza di note di "Dalla pelle al cuore"!! Tra gli autoplagi, anche "Cosa avevi in mente", che nel finale richiama esplicitamente "Unica", rovinando così un brano il cui testo non è banale, e parla di una ragazza ribelle, proprio come la Lilly di 40 anni fa.

A dimostrazione del fatto che la spregevole dittatura del marketing continua il suo corso, nessun brano raggiunge la durata di quattro minuti eccetto "Tortuga" (che comunque la supera di appena cinque secondi), perciò il disco risulta troppo breve (33 minuti e 11 secondi) e nonostante i ritrovati assoli di sax di Amedeo Bianchi, assenti in "Unica", tutto viene subito smorzato, stroncato, non viene lasciato respiro ai brani.

Dicevamo "la solita canzoncina imbarazzante": "Ti amo inutilmente" è la parodia della parodia di una canzone, un brano raccapricciante in stile "Come un vulcano" e "La ragazza del lunedì" che strizza l'occhio alla dance contemporanea più idiota e ai jingle delle compagnie telefoniche!! Sarà il secondo singolo del disco e ciò fa riflettere seriamente sui meccanismi della nostra musica.

Curiosità: non sono presenti nel libretto i testi, come negli ultimi lavori, e Antonello ha dichiarato che è stata una scelta mirata a farli riscrivere "per sentirli veri", proprio come la Cinzia del 1984. Inoltre dopo 20 anni Antonello riappare in copertina in un album di inediti, non accadeva da "Prendilo tu questo frutto amaro".

Quali i momenti migliori di questo "Tortuga" in conclusione? L'interpretazione di "Non so dirti quando", l'enfasi vocale con cui Antonello ricorda l'amico scomparso; la musica de "I ragazzi del Tortuga", la più riuscita del disco, una canzone energica ma non per questo imbarazzante; il testo della title-track, evocativo come detto (specie nel passaggio sulla versione di greco), sebbene in stile "Compagno di scuola" e "Giulio Cesare", ma essendo "Tortuga" il bar di fronte al Liceo non poteva essere altrimenti.

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