Mi definisco una persona semplice, non ho mai cercato in ambito musicale quei tipi di gruppi che sperimentavano continuamente, dove una canzone durava come minimo 10 minuti, anzi. Mi sono sempre accontentato di una sorta di cerchia di band dove all'ascolto, sapevo già cosa aspettarmi. Ed ero contento così. Col passare degli anni questa abitudine non è mancata, e anche se comincio ad apprezzare anche altri cambiamenti di sound in alcuni dischi che prima non riuscivo a mandare giù, quando schiaccio il tasto play su un nuovo un album di un gruppo del quale conosco a menadito tutta la discografia e suddette canzoni, non posso che essere contento. D'altronde, la felicità sta nelle piccole cose.
Con il nuovo album degli Anvil, è stato più o meno così. Fondati nel lontano 1978 da quel pazzoide di Steve "Lips" Kudlow, questa band non ha mai visto in quasi 40 anni di carriera un minimo cam,biamento di sound nei loro album. Definiti da molti come gli AC/DC del Metal, il gruppo canadese si è guadagnato una certa fama durante gli anni per la sua costanza nel rilasciare album ogni due/tre anni, ma specialmente per la sua coerenza. Va anche detto che gli Anvil sono stati fra i fondatori del genere Speed, assieme ad Exciter e Accept, con il rilascio di prodotti come "Hard N' Heavy" (1981), e "Metal On Metal" (1982). Parteciparono a vari festival negli anni successivi che contribuirono a far accrescere la loro popolarità, ma inaspettatamente le vendite dei loro dischi non andavano altrettanto bene. Deciso a non abbandonare la scena musicale, Lips continuò a sfornare dischi su dischi, arrivando nel 2016 alla veneranda età di 60 anni, infiammando ancora i palchi con la sua musica, tanto semplice quanto divertente.
Proprio nel 2016 vede la luce il sedicesimo album della band, "Anvil Is Anvil". Penso di non aver mai visto un titolo più stupido, e nel contempo efficace, per un album. Dedicato a tutti coloro che incitano gli Anvil a sparire dalle scene per la loro musica ormai separata, gli Anvil rispondono così, e direi che l'hanno fatto capire bene. Copertina altrettanto semplice, con la solita incudine che rispecchiata nello specchio, rappresente sempre un incudine. Il titolo ovviamente è sempre composto di tre parole, tradizione mantenuta dal primo album fino ad oggi, vedere per credere.
Ma basta con le domande e i dubbi, e parlando degli Anvil, di dubbi non dovremo neanche averne. Buffo però come Lips & co. sembrano vogliano scimmiottare i Running Wild in un pezzo come "Daggers And Rum", che risulta però parecchio divertente. Troviamo la band più a suo agio con canzoni sfrenate, "Runaway Train" o "Ambushed" per dirne alcune, con la seconda che presenta un bel riff di chitarra. Pessima scelta invece la scelta di "Zombie Apocalypse" come singolo, canzone che vuole presentarsi come un mid-tempo da ascoltare a suon di headbanging, ma che invece è parecchio noiosa, e nel riascoltare l'album sarà inevitabile premere il tasto skip. Parlando però di mid-tempo, molto bella è invece "Gun Control", che presenta anche un ottimo lavoro di batteria. E se come detto, ad inizio album gli Anvil sembrano imitare i Running Wild, a fine album troviamo "Forgive, Don't Forget", pezzo che sembra uscito direttamente da un album dei Twisted Sister o dei Lizzi Borden, tanto pacchiano ma efficace.
Ascoltare un disco degli Anvil è esattamente come parlare con un vecchio amico al bar. Ordinerete le stesse cose, vi siederete allo stesso posto, e parlerete sempre dei soliti, vecchi discorsi, ma con il sorriso. Arrivati nel 2016 questa band è stata fortemente criticata, come già detto, di non saper cambiare, di restare ancorata musicalmente ai fasti del passato. Ma se andiamo a pensarci, che male c'è? Ci sono milioni di gruppi che offrono cambiamenti a livello di sound e canzoni più articolate, e gli Anvil non sono altro che un minuscolo gruppo del passato che con un album e un po' di concerti riescono sempre a soddisfare i vecchi nostalgici, come il sottoscritto. E non smetterò mai di ringraziarli, perchè finchè esisteranno gruppi del genere, saprò sempre verso chi rivolgermi.
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