"I'm more dope than heroin, sharper than a needle..."

Electro Glide In Blue... 8 minuti e rotti di pura poesia musicale, che invero ti stendono già dopo pochi secondi, ma nel senso più positivo del termine: una perfetta fusione di ambient, chillout ed elettronica minimale, in una continua dissolvenza di suoni campionati, scratch, e vaghi fraseggi di chitarra blues, persino, che in taluni momenti fanno capolino dalle retrovie e rifiniscono con classe l'atmosfera "notturna", rilassante, magica che si è venuta a creare con lo scorrere dei minuti. Una melodia che vorresti in loop eterno assieme al cantato, che ha quel non so che di "epico", gasante, che ti manda in brodo di giuggiole.

Questo disco è un fottuto capolavoro, e gli Apollo 440 (band di Liverpool nota anche come Apollo Four Forty) non faranno mai più niente di lontanamente paragonabile: la classica botta di culo, arrivata per giunta al secondo tentativo. Dopo una lunga sequela di singoli  e remix vari (tutti buoni successi da "classifica"), e dopo aver esordito con l'album "Millennium Fever", gli Apollo fanno immediatamente il salto di qualità con "Electro Glide In Blue", pur non tradendo il loro stile "danzereccio" che poi in realtà è il loro marchio di fabbrica.

Capita così che l'incredibile title track, venga preceduta dal remix in chiave dub di "Ain't Talkin 'Bout Love" di Van Halen che per l'occasione diventa "Ain't Talkin 'Bout Dub" o ancora ci si ritrovi a muovere il culo con l'adrenalinica "Raw Power" o con una "Krupa" (omaggio al batterista jazz Gene Krupa) che a tratti pare uscita da una discoteca qualsiasi.

Ma il meglio è necessariamente da ritrovarsi nei momenti più "ragionati" del disco come nella pur trascinante "Altamont Super-Highway Revisited" (figata!) che da molto spazio anche alla chitarra e all'armonica a bocca di zeppeliniana memoria, o nei momenti cupi e stranianti di "Pain In Any Language", cantata da un emozionante Billy Mackenzie (ospite sul disco e morto suicida pochi mesi prima della pubblicazione dello stesso, risucchiato dal vortice della depressione che lo attanagliava) e sopratutto nell'epica "Stealth Mass In FM" con un'angelica Betty Gray alla voce. Non so descrivere a parole questa canzone, non ne sono capace. Ascoltatela, in solitudine: è 'na mazzata pazzesca.  Questa canzone verrà pure messa in loop dalla radio BBC Radio One il giorno della morte della principessa Diana, il che è tutto dire.

Non sono un grande appassionato del genere, ma questo con questo disco è stato amore al primo ascolto, e non mi capita spesso questa cosa. Non fatevi trarre in inganno dalle derive dance, questo disco è molto di più. C-o-n-si-g-l-i-a-t-o.

"...Hey, you never can tell

maybe you can touch the taste by the sense of smell

who's to say that heaven is in hell

escaping reality's touch

just in time - just in time before the bite gets too much

who's to say that heaven is in hell - can this be hell?"

 

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