Von Blackfrost (Alex Catania) e Lord Veerminard (Francesco Morese) sono le due menti che si nascondono dietro al progetto Apolokia, una band italiana nata nel 1994 a L'Aquila (Abruzzo) e che debutta ufficlalmente con il loro primo full-lenght nel 2013, dopo 19 anni costituiti soltanto da 2 DEMO (Frozen Evocation '95, Fields of Hatefrost '97) e un EP edito nel 2009 "Immota Satani Manet". Erano i primi anni '90 (1991-1993) e loro, insieme ad altre tre band (Dungeon, Brisen e Ugluk) rappresentavano i primi vagiti di Black Metal nel nostro paese. Una manciata di Demo, una sfrontata attitudine mutuata dall'immaginario Scandinavo, un pizzico di personalità, ed ecco che anche in Italia iniziava a costituirsi lo zoccolo duro e primordiale del Black Metal Tricolore.

Puntualizziamo una cosa: Von Blackfrost non abita più in Italia da tempo ma si è trasferito in Norvegia da un pò di anni. Probabilmente ciò insieme a uno stato di ibernazione volontaria della band, ha inciso ed allungato ulteriormente le tempistiche per la realizzazione di "Kaatharian Vortex".

Fondamentalmente allontanatevi da qualsiasi produzione Black Metal degli utlimi anni per comprendere l'idea di Black Metal che si nasconde dietro il nome Apolokia. Allontanatevi da tutto. Questo disco non è di facile assimilazione, anzi. Probabilmente rappresenta tutto ciò che il mercato musicale odierno cerca di scansare. Se non siete propensi, se non avete voglia di ascoltare, evitate ogni contatto con quest'opera

Immaginate il suono gelido e tagliente delle chitarre di Abbath di "Battles in The North", la voce sulfurea di Attila di "De Mysteriis...", mischiate il tutto con una drum-machine inumana e delle bordate di synth che rimandano agli MZ412...ecco le coordinate attraverso le quali potete immaginare su che terreno gli Apolokia cercano di scaraventarvi.

La produzione è schiacciante, volutamente caotica e piatta.Priva di dinamismo melodico.Nessuna concessione e dedicata all'ascoltatore: l'ascoltatore è vittima. 9 brani per poco più di 41 minuti di "musica" (musica ?!? - volutamente virgolettata), spingono l'ascoltatore ad annichilire i propri sensi, a proiettarsi in un immaginario che lascia i canoni del Black Metal in favore dell'Industrial. C'è ben poco da dire a riguardo, a tutti gli effetti in certi frangenti sembra di ascoltare un disco Industrial per quanto sia difficile seguire le linee di ogni singolo strumento e catalogare cosa stia effettivamente facendo. Tutto si accavalla, tutto è vorticosamente mischiato affinchè si perda la concezione stessa di musicalità. C'è un atmosfera tangibilmente soffocante per tutta la durata dell'ascolto.

Attenzione, ciò di cui parlo non è Industrial da cultura popolare, ma quella fetta estrema di Industrial che ti mette il marciume dentro, ti ipnotizza, ti frastorna. Volutamente non è un disco Black Metal per chi ascolta Black Metal in maniera superficiale, è un disco di Arte Nera per pochi. Un disco elitario. Si allontanino quelli che seguono i Dimmu Borgir, i Cradle of Filth e compagnia bella.

In rari casi, come nella traccia "Order of The Nine" si riesce a comprendere cosa stia facendo la chitarra, cosi come per la voce: sulfurea, angosciante, malata, sommessa ma declamatrice. Di tanto in tanto qualche coro in sottofondo, come a rimarcare che c'è ancora qualcosa di "umano" in questo calderone infernale. Di dischi italiani cosi, non ne ho mai sentiti.Potrei tirar fuori gli Aborym, ma non reggerebbero mai il confronto di fronte a un pezzo come la title-track "Kaatharian Vortex".

Non amo la drum-machine, anzi.Odio l'idea stessa della drum-machine.Ma in questo contesto, e solo in questo contesto, era indispensabile.La velocità attraverso la quale i pezzi si concatenano è devastante. Vi assicuro che non basta un solo ascolto per poter comprendere cosa abbiano avuto in mente gli Apolokia, io stesso non ho mai amato il concetto di "farselo piacere sulla lunga distanza", ma qui, è necessario scavare a fondo, calarsi nell'immaginario del duo e seguire sul booklet i testi affinchè il quadro sia completo.Un intera opera votata a perseguire un idea personale e difficilmente inquadrabile, soltanto chi ha orecchie per intendere può iniziare questo lungo viaggio, basato su un disco che una volta fatto vostro difficilmente vi stancherà.

La negatività, la concentrazione massima di misantropia e  l'abbattimento volgare dei canoni imposti dal genere sono le colonne portanti di questo "Kaatharian Vortex". Per il prossimo full-lenght speriamo solo di non dover attendere altri 19 anni...

Come diceva qualcuno, BUY OR DIE, per gli altri, statene alla larga.

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