Ammettiamolo. Per la musica in generale questo è proprio un brutto periodo. L`inarrestabile ascesa dell`elettronica spazzatura (perchè la vera elettronica è altra) unita alla continua perdita di qualità del pop, dà a giovani come me, neanche maggiorenni, una sola possibilità: guardare al passato.
Il problema però è un altro: io a differenza di mio padre i Pink Floyd dal vivo non li potro mai vedere, ne tanto meno i Beatles o i Led Zeppelin.Qualcosa però è toccato anche a noi. Noi abbiamo gli Arcade Fire (e non solo chiaramente).
Sapevo benissimo che sarebbe stata una bella esperienza ma come al solito la realtà è completamente diversa dalle aspettative. Si inizia forte, molto forte. "Normal Person" apre le danze e mette in chiaro le cose: se sei venuto solo per stare fermo e ascoltare la musica hai sbagliato concerto. Segue "Reflektor" è l`atmosfera del nuovo album prende il sopravvento, aggiungi un po di psichedelica ed eccoti "Flashbulb Eyes": meglio live che in cuffia.
Inizio potente ma soft se confrontato con la doppietta "Power Out/Rebellion" saggiamente mixate fra loro, quasi fosse un dj set. Nella prima il gruppo si eprime in tutta la loro forza propulsiva che si trasmette anche alla seconda: uno dei loro pezzi migliori, meglio ancora dal vivo. Seguono la particolarissima "Joan of Arc" e la mediocre "Month of May" che pero live rivela tutto il suo potenziale. Semplice ma scatenata allo stesso tempo.
"The Suburbs" è un capitolo a parte. Il pubblico qui non puo far altro che restare quasi immobile e cantare, il momento più intimo del concerto. Finale da brividi con il ritornello cantato da tutti, ma proprio tutti. Il viaggio nella "periferia" continua con "Ready To Start" e si ferma. Fermata "Funeral" e la prima sorpresa della serata: "Laika", che prende il posto in scaletta della più amata "vicina di album" Tunnels. Io però sono contento lo stesso.
"No Cars Go" invece nei loro concerti non puo mancare e come ci aspettava si conferma un capolavoro anche live. Da qui alla fine solo Reflektor: "We Exist", "Afterlife" e "It`s Never Over" con Regine che duetta da un palchetto in mezzo al pubblico con "Win", vestendo i panni rispettivamente di Euridice e Orfeo.
Chiude la danzereccia "Sprawl II" che io considero una figlia adottiva di Reflektor.
Dopo il primo finale arriva il consueto Bis o Encore aperto da "Here Comes The Night Time", spettacolare a dir poco: un`esplosiva festa di coriandoli e colori. Segue la seconda sorpresa della serata "Keep The Car Running" e poi per finire la loro canzone, il loro inno quella che verrà ricordata anche fra 50 anni quando magari gli Arcade Fire non esisteranno più. Per "Wake Up" è inutile spendere parole. Wake Up bisogna viverla perche Wake Up è gli Arcade Fire, il picco massimo di vicinanza tra loro e il pubblico, uniti da un semplice coro scritto nel 2004 da una giovane ragazza canadese di nome Régine Chassagne.
Meglio di così un esibizione non la puoi chiudere. Qualcosa più di un esibizione.
Qualche giorno prima del concerto lessi un`intervista dal sito online del The Daily Telegraph, un giornale inglese, dal titolo: "Arcade Fire: The best live band in the world"; pensai che come frase fosse molto audace.
Adesso però qualcuno gli dica che avevano ragione.
Io intanto mi addormento; svegliatemi al prossimo. Anche se, citando una canzone a me cara:
"Dormire è come arrendersi
Non importa che ora è
Dormire è come arrendersi
Quindi solleva quelle palpebre pesanti"
Solo che io quelle palpebre non riesco proprio a tenerle su.
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