Dopo essersi abbronzati sotto il cocente sole di qualche spiaggia della California ai tempi di "Suck And See It" adesso la sabbia e la bella stagione è solo un bel ricordo. Le nuove coordinate geografiche e temporali sono pub, vodka, sigarette, notte, sbornia e AM!

Gli Artic Monkeys sono sicuramente la band british a cavallo tra background indie e numeri da circo mainstream più in vista del momento insieme ai Kasabian, una sorta di braccio di ferro verrebbe da dire.

Ricordate "Suck It And See no? Bene rimuovetelo del tutto e cambiate mazzo di carte, in quanto qui si cambia di nuovo gioco e tavolo. E adesso a questo tavolo si è pure aggiunto un nuovo incallito giocatore, tale Josh Homme.  Niente più cantautorato e atmosfere docili e dolci da menestrello proveniente dai 60's e 70's, gli AM hanno acceso le luci notturne e forse pure i fendinebbia.

Il disco a dispetto delle tante influenze sciorinate (hip hop, r 'n' b, stoner) si dimostra scorrere compatto e veloce tra sonorità più adrenaliniche, l'arcinota "R U Mine?" e l'eleganza stoner-pop di "Arabella" con gustosi fuochi d'artificio finali, passando per la buona "One For The Road" e "I Want It All" dove la linea vocale ricorda molto da vicino Matthew Bellamy e globalmente gli ultimi Muse e arrivando al punto con la ballad beatlesiana con la combo Turner+pianoforte "No. 1 Party Anthem".

Che rimane da dire? Che "Mad Sounds" è un fugace schizzo decontestualizzato da quello che fu il disco del 2011, che "Do I Wanna Know?" è stato un cavallo di lancio vincente e che i due pezzi di chiusura "Knee Socks" e "I Wanna Be Yours"  sono due piccoli gioiellini pop, sensuale la prima, avvolgente e notturna la seconda.

Certo pensare che questa è la musica che va nel Regno Unito ci fa riflettere e fare paragoni su cosa da noi è ritenuta musica per il grande pubblico e arrivare alla conclusione che tra noi e loro c'è uno spread che fa angoscia.

Gli Arctic Monkeys calano il poker, e i Kasabian cosa fanno passano o rilanciano?

Voto: 8+

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